Boccalone e la nomina nascosta: l’atto è vero, ma nessuno chiarisce. No comment di Gambacorta

La nomina nascosta come amministratore unico di Irpiniambiente per Nicola Boccalone continua a far discutere. Il caso è stato sollevato da Irpinianews, che ha pubblicato la visura camerale della società addetta alla raccolta rifiuti, dove viene riportata la data della nuova nomina di Boccalone fissata al 5 giugno 2018. Sul sito ufficiale di Irpiniambiente però questo passaggio è stato tralasciato e viene indicata la prima data di nomina, cioè quella del 7 gennaio 2016, che avrebbe comportato la scadenza della mansione dopo tre anni, cioè il prossimo gennaio del 2019. Ora invece, attraverso la nuova nomina, Boccalone si è assicurato il ruolo almeno fino al 31 gennaio 2020, data fissata per l’approvazione del bilancio.

Ieri Irpiniambiente non ha nè confermato nè smentito la notizia, oggi invece arriva il chiarimento: lo scorso giugno Nicola Boccalone ha effettivamente ricevuto il nuovo incarico. E’ stata l’assemblea dei soci a decretare quella che in sostanza è una proroga di altri due anni; essendo la provincia di Avellino unico socio al 100% della partecipata, l’atto è nei fatti una decisione d’imperio del presidente di Palazzo Caracciolo Domenico Gambacorta, che attraverso provvedimento presidenziale ha confermato Nicola Boccalone al suo posto, garantendogli per altri due anni lo stipendio previsto di 110 mila euro l’anno, compenso stabilito per le responsabilità assunte alla guida della società che si occupa di gestire il ciclo di rifiuti in provincia di Avellino.

Gambacorta, contattato telefonicamente, per il momento preferisce non commentare. L’atto, lo precisiamo subito, è assolutamente legittimo, e non discutiamo la professionalità dello stesso Boccalone. E’ nella facoltà della provincia valutare il rinnovo dell’amministratore unico della sua partecipata, anche prima della scadenza del mandato.

Ma politicamente, la scelta lascia molte perplessità. La prima: la nomina, in una società che fornisce un’indispensabile servizio pubblico, è avvenuta nel più completo silenzio istituzionale. Gambacorta non ha proferito parola; lo stesso hanno fatto i consiglieri provinciali che dovrebbero controllare il lavoro dell’amministrazione: nessun partito ha invece levato voce, confermando il consociativismo (che è ben diverso dalle larghe intese) che regna a Palazzo Caracciolo da quattro anni. Questo sia di memoria a chi, in vista delle nuove elezioni provinciali, continua a parlare di riproporre il modello Gambacorta. La seconda: Gambacorta dovrebbe spiegare le valutazioni che lo hanno portato a scegliere ancora una volta Boccalone, per un incarico ambito da tanti professionisti della provincia e non solo, e che è a garanzia di un servizio fondamentale reso alla cittadinanza. La terza: Gambacorta all’Alto Calore ha deciso di astenersi come provincia sul rinvio della nomina di Michelangelo Ciarcia, permettendone di fatto l’elezione (Ciampi per lo stesso motivo è stato martorizzato), giustificando che il suo mandato era in scadenza e che la scelta sul futuro dell’ente spettava dunque al suo successore. Con Irpiniambiente la valutazione è stata, chissà perchè, l’esatto contrario. Il quarto e ultimo dubbio riguarda la tempistica: Gambacorta ha assicurato sei mesi prima la scadenza del mandato la nuova nomina a Boccalone, giusto in tempo prima di dover cedere lo scranno di Palazzo Caracciolo il prossimo ottobre al successore, e prima anche che il nuovo Ato rifiuti, con la nomina del direttore generale a luglio, diventasse a tutti gli effetti operativo e si assumesse le responsabilità della gestione della società di rifiuti, che le spettano per competenza. In ultimo, se si vuole ricordare il conflitto d’interessi, ancora non risolto, sul nuovo dg Ato Annarosa Barbati che risulta in aspettativa da Irpiniambiente, ecco che per la prima volta ad Avellino si chiude il ciclo integrato dei rifiuti. Politici però.

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