Da 5 stelle a 5 mesi, Ciampi non è più sindaco. Ma la voglia di cambiamento in città è rimasta intatta
5 Stelle, 5 mesi: tanto è durata l’amministrazione Ciampi al governo della città. Eppure il 24 giugno, la data del trionfo al ballottaggio, i presupposti erano ben altri.
Forti di un consenso del 60% degli elettori, che hanno travolto il centrosinistra di Nello Pizza, i 5Stelle hanno ricevuto dagli avellinesi il compito di dare una svolta a un capoluogo decadente. Cambiamento, la parola magica, su quello slogan si basava la forza della proposta elettorale dei 5Stelle. Ma non solo per loro: centrodestra, Cipriano, Preziosi, nel loro programma coltivavano la stessa ambizione, tanto da sostenere al ballottaggio Ciampi, ma dopo il voto l’accordo non si concretizzò.
Il sindaco e il Movimento scelsero di confidare solo sulle loro gambe, seppur zoppe, reggendosi in piedi solo grazie ai 5 consiglieri eletti su 32, con la maggioranza nelle mani del centrosinistra, guadagnata al primo turno grazie a una legge elettorale beffarda.
E così, il giorno dopo la proclamazione, avvenuta il 12 luglio in un’aula consiliare appassionata, (eccezion fatta per l’assenza, sgarbata, dei consiglieri Pd), il sindaco lavora alla giunta e al programma in solitudine, in contatto diretto con i parlamentari pentastellati; il 25 luglio la nomina dell’esecutivo, un mix di nomi tecnici e politici pronti a prendersi carico dei molteplici problemi cittadini lasciati in dote dalle amministrazioni precedenti.
Su Ciampi e i suoi le aspettative degli avellinesi sono alte, il contatto diretto creato grazie ai social dal primo cittadino rendevano palese affetto ed entusiasmo. Pochi giorni dopo, il connubio con i cittadini toccava il punto più alto: Ciampi affronta di petto le difficoltà societarie dell’Avellino calcio, finito in serie D, ed affida squadra e società nelle mani di De Cesare, patron della Scandone. Una scelta apprezzata dai più ancora oggi.
Ma dall’alto di quel successo, la prima caduta si fa ancor più fragorosa, ed avviene subito dopo, sul ferragosto. Annunciato in pompa magna, il concertone diventa in men che non si dica concertino per poi non essere addirittura più celebrato, con il programma bocciato dall’opposizione che contestava un errore nelle procedure. La risposta dei 5Stelle, le vele con i nomi dei consiglieri che si erano permessi di votare contro; nel mentre le scuse del sindaco, che palesa un distacco dalle scelte dei vertici del Movimento, che diverrà un leit motiv: alla bonarietà e al garbo del sindaco in carne e ossa faranno da contraltare le sue invettive social, digitate da Roma. Ma il sindaco asseconderà sempre, fino all’ultimo, la strategia dei capi.
Intanto la gogna mediatica fa il giro dei quotidiani nazionali, non sarà l’unico caso: poco dopo Ciampi ci ritornerà a seguito della richiesta di lavorare gratis fatta agli ordini professionali per il progetto di riqualificazione del ponte della Ferriera, poi per aver copiato le linee programmatiche da quelle del sindaco leghista della città di Verona. Lo scivolone anticipa la bocciatura in aula del programma; per il fronte dell’opposizione quanto è successo è già troppo e si lavora alla mozione di sfiducia, ma il Pd deciderà di attendere prima le provinciali: Ciampi si ritrova isolato ma va avanti.
Inaugura ponte della Ferriera e Bonatti, inciampa sulla mensa, “dirotta” gli uffici dell’Asl verso l’ex Moscati di viale Italia, mette al sicuro i fondi europei ma poi abdica sull’operazione verità sui conti, dove l’amministrazione viene commissariata. Tocca al commissario prefettizio far luce sul bilancio e presenta un conto dei debiti raddoppiato rispetto a quanto dichiarato da Foti, e che ora sfiora i 40 milioni di euro di passivo.
Il dissesto diventa il nodo dirimente per la programmazione futura: per Ciampi non c’è altra strada, il dirigente del settore finanze Gianluigi Marotta non è della stessa idea e avanza la proposta di predissesto. I gruppi consiliari si dividono. Ad avvelenare il clima ci pensano le polveri sottili: l’ennesimo sforamento obbliga il sindaco a emanare una restrittiva ordinanza antismog, le cui responsabilità sono da dividersi con la passata amministrazione, ma le polemiche piovono tutte su quella attuale.
In limine mortis, Ciampi con l’Air trasferisce i pullman da piazza Kennedy a Campetto Santa Rita, poi tenta di nominare il nuovo amministratore dell’Acs, scegliendo come presidente un candidato dei 5Stelle: una nomina politica che scatena un vespaio di polemiche proprio alla vigilia dell’epilogo annunciato.
Il sindaco non riesce a convincere l’opposizione, che fa tramontare le stelle avellinesi lasciando la pratica dissesto e la gestione della città nelle mani di un commissario. A maggio si rivota dunque. Sarà finita l’era Ciampi, ma non la voglia di cambiamento dell’elettorato: chi sarà più bravo ad incarnarla e rappresentarla, sarà il nuovo sindaco di Avellino
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