Strage bus, la difesa di Ceriola: “Tutta colpa dell’autista”

Una “condotta folle”, per aver deliberatamente ignorato le richieste di fermarsi, per aver scelto di proseguire e di spingersi contro le barriere laterali, per aver imboccato la discesa fino precipitare nel vuoto da un’altezza di oltre 25 metri. Così nell’arringa difensiva, l’avvocato Massimo Preziosi, legale di Antonietta Ceriola, funzionario della Motorizzazione civile di Napoli anche lei a processo per la strage del bus, accusata di aver falsificato la revisione del mezzo che la sera del 28 luglio 2013 precipitò dal viadotto Acqualonga. L’autista, anch’egli deceduto nell’incidente, Ciro Lametta, ignorò le disperate richieste del marito di Clorinda Iaccarino, una delle sopravvisute, che si era accorto di un guasto e implorò Lametta di fermarsi subito dopo la galleria in salita. Lo ha raccontato nel corso del processo dinanzi al tribunale di Avellino, la stessa Iaccarino, che nell’incidente perse il marito e le due figlie. E la testimonianza è stata al centro dell’intervento dell’avvocato Preziosi che ha parlato di accuse inconsistenti nei confronti della Ceriola che aveva solo il compito di inserire i dati della revisione e non aveva un ruolo di garanzia, affidato invece al collega Vittorio Saulino, anche lui, come Gennaro Lametta, porprietario dell’agenzia che noleggiò il bus, e 12 dirigenti di Autostrade per l’Italia, imputato nel processo per omicidio colposo plurimo, disastro colposo, falso e omissioni. Il processo è alle battute conclusive: la sentenza potrebbe arrivare entro la fine di dicembre. T

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