Moscati, bar e dintorni: qui costa tutto di più

65 centesimi per un caffè, 70 per un cappuccino, una cioccolata o un tè, 65 centesimi per una bottiglietta d’acqua, un euro per una Coca, un euro e cinquanta per un Gatorade, un euro e trenta per un Bounty o un Kinder Bueno. Non solo al bar del Moscati costa tutto di più (90 centesimi un caffè, quanto a piazza Libertà), anche i distributori automatici non scherzano affatto. Gestite sempre dalla stessa società che ha in affidamento la gallina dalle uova d’oro, il punto di ristoro del piano terra dell’azienda ospedaliera, le macchinette distribuite nei quattro piani del Moscati offrono merce a un prezzo raddoppiato rispetto alle sue colleghe sparse negli altri uffici della città. Rincari di oltre il 40 per cento, sfruttando anche il vantaggio di non avere nessuna concorrenza, in un contesto dove l’etica pretende decisamente il contrario. Le centinaia di pazienti e familiari, oltre a medici e infermieri, che frequentano l’ospedale ogni giorno sono costretti a svenarsi per togliersi qualche piccolo sfizio durante la degenza, che tra i prezzi del parcheggio, bibite, panini e caffè, assume i costi di una vacanza, e quelli che dovrebbero essere momenti di sollievo diventano attimi di ulteriore rammarico. Ammalarsi ad Avellino è diventato addirittura un lusso, e la cittadinanza inizia ad averne piene le tasche. Ma non di soldi, come i titolari del bar

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