Il Comune ordina la chiusura del Cimarosa: 1200 musicisti senza sede
Manca il certificato antincendio, il comune di Avellino intima alla provincia, ente responsabile dello stabile, l’immediata chiusura del conservatorio Cimarosa. E i 1200 piccoli e grandi musicisti, alunni della scuola, da domani rischiano di ritrovarsi senza un tetto dove poter svolgere le proprie lezioni. Avellino si appresta a vivere un Mancini bis, per la gioia, si fa per dire, degli studenti e delle loro famiglie.
Per ricostruire la vicenda tocca fare un passo indietro, allo scorso 8 aprile quando, durante la festa della polizia che si è celebrata al conservatorio, i vigili del fuoco sentono odore di bruciato provenire dal sistema elettrico dell’edificio. Due giorni dopo scattano i controlli rigorosi da parte dei caschi rossi, che si accorgono che il locale è sprovvisto della necessaria certificazione di sicurezza antincendio. O meglio, quella vecchia è scaduta a fine 2018 e la provincia, responsabile della sicurezza del Cimarosa, non ha provveduto nel frattempo ad aggiornarla. Oggi, inevitabilmente ma con un tempismo alquanto sospetto, scatta l’ordinanza di chiusura da parte del comune di Avellino che Biancardi sarà costretto ad eseguire, per poi mettere mano ai lavori di riparazione e adeguamento del sistema elettrico.
Dietro alla cronaca spiccia, a tre giorni dal voto diventa inevitabile la dietrologia e la speculazione politica. Il presidente del Cimarosa è infatti il candidato a sindaco Luca Cipriano, gli avversari sono già pronti a sottolineare le eventuali mancanze del loro competitor. Che sul caso specifico ha diramato immediatamente una nota stampa in cui ricostruisce la vicenda, ricordando che come titolare del conservatorio aveva richiesto a comune e provincia già da anni di mettersi in regola con la certificazione antincendio, richieste rimaste inevase.
Accertata dunque l’inadempienza da parte della provincia di Avellino, indicata come responsabile nella stessa ordinanza di Piazza del Popolo, ora resta il problema: dove suoneranno i 1200 studenti del conservatorio? A Domenico Biancardi l’ardua scelta
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