Alto Calore, se neanche il presidente Ciarcia paga le bollette

Ha promesso di dare la caccia senza sosta ai furbetti della bolletta, ma poi si scopre che tra i grandi evasori dell’Alto Calore c’è proprio lui. L’amministratore unico dell’ente di Corso Europa Michelangelo Ciarcia ha un grosso conto in sospeso con l’Alto Calore. E guarda caso, da quando è entrato a far parte della famiglia di Corso Europa, era il 2015 quando divenne membro del collegio dei revisori, quel debito è diventato una sorta di pratica inesegibile, non assegnata nemmeno alla Crearci, la società privata di riscossione a cui si è affidata l’Alto Calore per il recupero crediti, divenuta in breve tempo l’incubo dei morosi che si sono visti richiedere soldi di addirittura 20 anni fa, ormai finiti in prescrizione. Ma al presidente dell’Alto Calore Ciarcia, caso strano, nessuno ha mai chiesto nulla e lui continua a non pagare.
Ma andiamo con ordine, partendo dall’origine del debito che ammonta a ben 48mila e 409 euro. Accumulati dalla società Incanto srl, quando gestiva un noto albergo di Pietradefusi, poi ceduto, mentre la società è finita in liquidazione. Michelangelo Ciarcia di quella società non solo faceva parte del consiglio d’amministrazione, ma ne deteneva anche il 22% delle quote attraverso la società di famiglia, la Emmepienne srl, di cui è amministratore unico. Ed è proprio da quando l’Emmepienne subentra in società che inizia ad accumularsi il debito insoluto con l’Alto Calore. L’Incanto aveva infatti una precedente esposizione nei confronti dell’ente idrico, che però saldava regolarmente. Poi si inserisce Ciarcia nel 2013, diventando socio con la sua Emmepienne, e nel 2015, anno in cui lo stesso Ciarcia entra a far parte del collegio dei revisori di Alto Calore, l’Incanto smette improvvisamente di pagare. Viene definita una rateizzazione, l’Incanto e Ciarcia pagano però solo le prime quattro rate, poi stop. E le rate non versate si accumulano, fino a toccare quota 31mila 748 euro. A questo si aggiungono pure altri 16mila e 660 euro di fatture inevase. Totale oltre 48mila euro di debiti, di cui, a voler essere buoni, Ciarcia deve rispondere con la sua società almeno per il 22%.
Ciliegina sulla torta della torbida vicenda Ciarcia, divenuto nel frattempo amministratore unico dell’Alto Calore, non assegna il debito alla temutissima Crearci, ma lo lascia gestire dalla sede di Corso Europa che negli utlimi anni, chissà perchè, sul punto chiude un occhio, quasi due. E mentre Ciarcia per salvare l’Alto Calore chiede prestiti in giro, dà la caccia ai furbetti come lui, si appresta a cedere le quote ai privati, il suo debito resta lì, a gonfiare l’incredibile massa debitoria dell’ente, un profondo rosso da 137 milioni di euro di passivo. Che ora iniziamo a immaginare come si siano accumulati nel tempo.

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