Caso Alto Calore, Ciarcia risponde ancora e continua a scivolare… sull’acqua

Alto Calore, capitolo terzo. L’amministratore unico Michelangelo Ciarcia replica ancora ai nostri servizi che avevano messo in evidenza come una società di cui fa parte risulti uno dei grandi debitori dell’ente idrico che lui gestisce. E lo fa con una lunga nota dettagliata postata su facebook (vi invitiamo a leggerla sulla sua pagina personale), attraverso cui cerca di salvare faccia e reputazione, continuando però ancora a scivolare: normale visto che si parla di acqua, gli consigliamo di fermarsi visto che rischia, più continua a parlare, di farsi sempre più male.
Sorvoliamo sulla sua prefazione, “Non sono personalmente responsabile né sono personalmente titolare di debiti nei confronti di Alto Calore”, inizia il suo post. Nessuno ha mai detto che lui sia esposto in prima persona, ma riteniamo che come membro del cda per sette anni (periodo in cui il debito si è accumulato) e come socio al 22 % forse qualche responsabilità ce l’abbia, o lo dobbiamo considerare un membro e socio irresponsabile oppure a sua insaputa, ma Ciarcia preferisce scaricare tutto sul socio maggioritario. Complimenti per lo stile, andiamo avanti.
Difendendo l’operato suo e dell’Alto Calore, scrive che l’ente idrico da lui gestito non ha affatto tutelato l’ Incanto e anzi ha provveduto a mandare una diffida di pagamento nel febbraio 2016. Situazione tragicomica: in pratica Ciarcia ha diffidato sè stesso, e di tutta replica lo stesso Ciarcia ha continuato a non pagare. Nemmeno la sua parte di debito, nonostante lui, da amministratore unico dell’Alto Calore, sappia in che situazione versi l’ente. E anzi mente, scrivendo che per evitare il distacco la società qualche rata l’abbia versata: no caro Ciarcia, carta canta, dal giugno 2015 non è stata più versata nessuna rata della rateizzazione.
Per di più il mancato versamento avrebbe dovuto far cadere la rateizzazione, ritenendo non onorato il contratto con Alto Calore, con successivo passaggio della pratica alla Crearci, la società di recupero crediti che opera su affidamento di Corso Europa, ma questo non è mai successo. Ciarcia spiega che il motivo sia da ritrovarsi nel passaggio di consegne della struttura in causa, un noto albergo di Pietradefusi, dall’Incanto srl, che nel frattempo ha visto precipitare la sua situazione economica (anche se un vecchio socio ci ha confidato come i pagamenti di forniture, che Ciarcia sa come ben confenzionare, sono stati onorati fino all’ultimo, sull’acqua invece si è preferito soprassedere) a un’altra società, che si sarebbe accollata parte del debito.
Ora, continuiamo a ripetere che del debito originario di 48mila euro nessuno ha versato nulla (parliamo ovviamente documenti alla mano), e vogliamo capire invece come sia stato possibile che l’Alto Calore, contrariamente alla propria prassi, abbia disposto una voltura, e dunque un cambiamento d’utenza, senza aver prima chiuso l’esposizione debitoria. Decisamente una forzatura (firmata da qualche dirigente amministrativo di cui ci piacerebbe conoscere il nome), l’ennesima di una vicenda sempre più torbida su cui consigliamo vivamente a Ciarcia di non tornarci sopra se non finalmente per chiuderla definitivamente, cioè pagando ciò che deve.
Se poi, data la situazione che abbiamo fatto emergere, la sua posizione a capo dell’ente sia diventata imbarazzante, non sta a noi deciderlo, ma saremmo lieti di sentire cosa ne pensano i sindaci soci e il resto della politica locale che l’hanno messo lì.

Ecco la richiesta di rettifica arrivata da Michelangelo Ciarcia, che pubblichiamo integralmente:

Nei giorni scorsi la stampa locale ha dato risalto alla notizia di una presunta condizione di morosità a mio carico quale Presidente di Alto Calore Servizi S.p.A..

Nel merito occorre fare talune precisazioni.

La prima, la più immediata ed evidente riguarda il fatto che la morosità non riguarda la mia persona, nè da me è stata creata o in qualche modo “tutelata”.Tutto ciò che hanno riportato le testate giornalistiche che mi hanno attaccato è stato strumentalizzato e ricostruito in modo palesemente fazioso. Rifiuto con vigore ogni accusa che mi è stata posta. Non sono personalmente responsabile né sono personalmente titolare di debiti nei confronti di Alto Calore. In nessun modo ho contribuito a generare il debito di cui mi si accusa né ho mai posto in essere azioni per salvaguardare interessi di parte. Da quando ho avuto incarichi in Alto Calore Servizi Spa, prima come componente del collegio sindacale e poi come Amministratore unico, mai e ripeto mai ho avuto favoritismi nei confronti di alcuno, ma ho lavorato e sto continuando a lavorare per il rilancio di Alto Calore Servizi. Non posso essere accusato di condotte moralmente o eticamente discutibili.

Veniamo ai fatti.

Il debito maturato nei confronti di Alto Calore Servizi, di cui tanto si è discusso, è in capo a una Società, la cui ragione sociale è “L’Incanto S.r.l.”, oggi in stato di liquidazione. Personalmente non sono socio de “L’Incanto S.r.l.”. Possiedo, invece, il 33% della “Emmepienne S.r.l.”. È quest’ultima società a detenere una partecipazione minoritaria del 22% de “L’Incanto S.r.l.”. É però da sottolineare che all’interno de “L’Incanto Srl” c’è un socio di maggioranza che detiene da solo il 51% del capitale. Non si tratta di una questione formale in quanto è il socio di maggioranza ad avere un controllo pieno e diretto sulle azioni della Società e che ne ha indicato anche il legale rappresentante, persona diversa dal sottoscritto.

Ritengo, inoltre, opportuno riportare, per ampia sintesi, i fatti che riguardano l’utenza debitrice.

La Società “L’incanto s.r.l.” ha sottoscritto in data 26.04.2006 un contratto con Alto Calore Servizi S.p.A. per la fornitura idrica.  Essendosi, già dal 2011, accumulato un debito, nei confronti di ACS S.p.A., in data 13.02.2015, l’amministratore della Società “L’incanto S.r.l.” ha inteso rateizzare l’importo dovuto in 24 soluzioni. In tale momento non avevo alcun ruolo in Alto Calore Servizi S.p.A.

Il piano di rientro è stato parzialmente onorato da “L’incanto S.r.l.”, almeno fino a quando c’è stata
una disponibilità economica, atteso che la situazione economico-finanziaria della menzionata
Società era precaria, tanto da sfociare, in seguito, nella sua liquidazione.
Con nota A/R del 12.02.2016, Alto Calore Servizi S.p.A. ha doverosamente diffidato, con preavviso
di distacco, “L’incanto S.r.l.” alla regolarizzazione della propria posizione debitoria, cui ha fatto
seguito il versamento di altre rate.
L’attività di recupero crediti è proseguita per il tramite degli operatori di ACS e in data 11.05.2017 si
è provveduto al sollecito, tramite raccomandata A/R, del pagamento di altre rate insolute.
A fronte del mancato pagamento di parte di tali rate, in data 20.10.2017 è stato emesso un
preavviso di distacco dell’utenza morosa, cui non è stato dato seguito perché, nel frattempo,
l’immobile ove insisteva l’utenza è stato ceduto in locazione a un altro soggetto.
Vale la pena ricordare che in tale periodo ero già ricompreso nell’organizzazione aziendale di ACS
S.p.A., nella qualità di Presidente del Collegio sindacale, ed ACS faceva regolarmente il proprio
dovere.
Il nuovo gestore ha avviato l’attività senza effettuare tempestivamente la voltura in suo favore del
contratto di fornitura idrica e, a seguito dell’attività di sollecito da parte di ACS, ha sottoscritto un
nuovo contratto di fornitura con cui, tra l’altro, si è accollato anche parte del debito de “L’incanto
srl”, per il periodo di propria pertinenza.
Proprio in ragione delle trattative intercorse e degli avvicendamenti societari sopra descritti, la
pratica non è stata affidata alla Crearci s.r.l., ma trattata direttamente da ACS S.p.A., in quanto il
credito era già in fase di esazione, così come avviene per tutte le pratiche nella medesima
situazione.
Un’ultima considerazione riguarda la natura della mia partecipazione alla Società “L’incanto s.r.l.”:
dal 2008, pur non avendo alcuna quota della proprietà, per capacità professionali, sono
entrato a far parte del consiglio di amministrazione, per cercare di mettere pace tra i soci di
allora, particolarmente litigiosi, il mio ruolo non era quindi operativo o gestionale ma
semplicemente avevo il compito di fungere da paciere;
nel 2013, la “Emmepienne S.r.l.”, di cui sono socio, acquista una quota minoritaria del 22%
de “L’Incanto S.r.l.”, al fine di iniettare capitali in una società in difficoltà con l’obiettivo di
rimetterla in carreggiata;
nel 2015 sono uscito dal consiglio di amministrazione de “L’Incanto S.r.l.”.
Nel 2017, la società “L’incanto S.r.l.” ha avuto un peggioramento dello stato di crisi economica che
l’ha portata, quando non avevo più nessun ruolo attivo nella gestione della società, in stato di
liquidazione con tanto di nomina del Liquidatore il quale ha il preciso scopo di liquidare l’attivo
patrimoniale per provvedere al pagamento dei creditori e che sta ancora oggi provvedendo,
compatibilmente con la disponibilità economica, a fronteggiare tutte le richieste, tra cui quella di
ACS.
Alla luce di tutte le considerazioni sopra esposte, nego con convinzione le accuse che mi sono
state rivolte. É evidente che non ho mai posto in essere alcun comportamento teso a limitare e/o
negare le istanze di regolarizzazione della posizione debitoria da parte di ACS S.p.A..
Appare del tutto evidente che si tratta di una caccia contro i mulini a vento, ossia di un caso
montato ad arte per infangare il mio buon nome e l’opera di risanamento che sto portando a
compimento alla guida di ACS Spa, forse c’è qualcuno che ha interesse a tenere soggiogata
l’azienda per tornaconti personali e che non vede con occhio positivo il suo rilancio.
Continuerò, come ho sempre fatto, a lavorare con umiltà, dedizione, correttezza e
determinazione.”

I commenti sono chiusi.