Pago, al posto della villa di Cava una scuola di indirizzo agrario

“Dai diamanti non nasce niente, dal letame nascono i fior”, la citazione della celebre Via del Campo di De Andrè è forse il miglior epitaffio per la ‘vita’ precedente della villa dei Cava, che può dirsi oggi conclusa, con la speranza che possa diventare da ora in poi simbolo di rinascita per la comunità di Pago Vallo Lauro e dei suoi ragazzi.

Il covo di Biagio Cava, dove visse il boss assieme al suo nucleo familiare fino al 2006, anno del suo arresto per estorsione aggravata dal metodo mafioso, venne posto sotto sequestro nel giugno del 2008, ritenuto frutto illecito dei proventi della criminalità organizzata. Affidata a un custode giudiziario, fu comunque abitata anche negli anni a venire dalla famiglia del boss: il curatore permise alla figlia di Biagio Cava, rimasta invalida a seguito della strage delle donne, di risiedervi al suo interno, in attesa dell’esito del maxi-processo.

La sentenza della Cassazione arrivata nel maggio del 2015 condannò Cava e dispose il definitivo sequestro e la confisca del bene che divenne di proprietà dello stato. La sera stessa della decisione dei giudici ci fu il tentativo, non andato a buon fine, di distruggere la villa da parte probabilmente di alcuni affiliati del clan; il covo fu pesantemente vandalizzato ma i criminali non riuscirono nell’intento di dargli fuoco.

Oggi, con la firma del protocollo tra regione Campania e Provveditorato agli studi, la villa potrà essere riutilizzata, destinata al bene della collettività: diventerà una scuola ad indirizzo agrario.

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