Truffa alle assicurazioni, la “mente” un avvocato di Mercogliano

Falsi incidenti, un avvocato residente a Mercogliano ma originario di Napoli al vertice del gruppo sgominato dalla Polizia di Stato. Nei guai anche un Giudice di Pace e un cancelliere. Destinatati di ordinanze di custodia cautelare.

Secondo gli inquirenti l’avvocato – C. G. le sue iniziali -, insieme ad alcuni colleghi, si adoperava per “inventarsi” l’ennesimo incidente, costruendo la dinamica ed il fascicolo del sinistro, curando i dettagli in ogni singola fase. In pratica i sinistri stradali venivano opportunamente rappresentati come “incidenti con fuga”, dove l’ipotetico responsabile era sempre irreperibile. Questa condizione agevolava l’ottenimento dell’ingiusto profitto. Dietro compenso, venivano ingaggiate persone che fingevano di essere vittime di incidenti stradali ed altre, invece, che dovevano fare da testimoni, rendendo falsa testimonianza sulla dinamica del sinistro.

La finta vittima, dopo aver conferito il mandato all’avvocato, veniva contattata da altri membri dell’organizzazione per essere accompagnata presso strutture sanitarie pubbliche, dove il medico compiacente stilava certificati che attestavano conseguenze traumatiche, post incidente, inesistenti. Alcuni incidenti stradali venivano costruiti sulla base di radiografie, già illegalmente possedute dall’organizzazione, dalle quali la diagnosi del primo soccorso era con lesioni compatibili alle circostanze del sinistro. In tali episodi gli esami diagnostici e la documentazione sanitaria di ignari pazienti, veniva acquisita illecitamente dalle strutture sanitarie.

L’avvocato inoltrava la richiesta risarcitoria al Fondo di garanzia per le Vittime della strada, restando poi in attesa di ricevere una adeguata proposta di indennizzo. Per alcuni sinistri il Fondo erogava direttamente il risarcimento, per altri era necessario richiedere l’intervento del Giudice di Pace. In quest’ultimo caso l’organizzazione tramite l’opera dell’avvocato era in grado di avvalersi della compiacenza di un Giudice di Pace e di un Cancelliere.

Tutti i componenti dell’organizzazione erano retribuiti secondo il livello funzionale e la tipologia di prestazione svolta; tuttavia il valore del compenso era sempre proporzionale al valore del risarcimento ottenuto.

Durante il periodo d’indagine i poliziotti hanno accertato che le procedure consolidate e strutturate, messe in piedi dall’organizzazione, avevano reso oltre 1 milione e mezzo di euro. Il contributo del Giudice di Pace e del Cancelliere aveva trasformato il sistema in una “macchina perfetta” che ogni mese produceva decine di iscrizioni a ruolo di falsi sinistri stradali con la conseguente emissione di sentenze favorevoli.

L’associazione, inoltre, si avvaleva di standard di sicurezza, tecnologici e organizzativi particolarmente performanti, attraverso l’utilizzo di telecamere a circuito chiuso per il controllo degli ambienti e la disponibilità di numerose schede telefoniche per la gestione dei contatti. Per gli scambi di informazione o la pattuizione dei compensi, venivano impiegati degli intermediari, in modo da evitare contatti diretti tra i capi e i complici occasionali; inoltre nelle conversazioni venivano adottate tutte le cautele possibili utilizzando anche allusioni e metafore.

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