Rivoluzione post covid anche per la responsabilità medica

Risarcimenti più difficili ma allo stesso tempo la responsabilità da parte della struttura di coprire errori dei dipendenti e gap organizzativi

Il Coronavirus mette a dura prova non solo il sistema sanitario ma anche tutti i meccanismi che reggono la responsabilità medica. Come si legge da il Sole 24 ore è in atto una nuova rivoluzione che vede risarcimenti più difficili ma allo stesso tempo la responsabilità da parte della struttura di coprire errori dei dipendenti e gap organizzativi.

Terapia inadeguata, intervento non riuscito, decorso più complesso, diagnosi tardiva, sono solo alcuni dei casi in cui si può tentare la via del risarcimento. Spetta, però, al paziente provare che il danno è dipeso dal medico. Ovvio che, qualora si coinvolga una struttura per i danni provocati da un medico dipendente, la prova seguirà i criteri contrattuali.

Per alcune patologie come le tumorali la cui prognosi è strettamente connessa a diagnosi tempestive, se il medico non abbia eseguito subito i controlli per accertare la situazione e focalizzare il rimedio più idoneo a rallentarne l’evoluzione il malato, o l’erede, può appellarsi alla perdita di chanche, ovvero la possibilità di vivere più a lungo, anche settimane o mesi, rispetto al periodo effettivamente vissuto.

In conclusione se a scagionare il medico o l’operato sanitario potranno essere causa di forza maggiore , non avrà giustificazione un comportamento poco attento alle regole da parte del medico. La struttura, invece, vista l’emergenza, godrà di uno scudo parziale qualora non sia riuscita a tutelare il paziente.

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