Il gip del “Morandi”: “Il manager Berti mentì al processo per strage di Acqualonga”

Si rileva in un passaggio dell’ordinanza che ha portato agli arresti degli ex manager Autostrade per il crollo del ponte di Genova

“Quarantatré morti de là .. quaranta de qua. Stamo tutti su la stessa barca”. E’ l’intercettazione da brividi contenuta nell’ordinanza emessa dal gip del tribunale di Genova nell’ambito dell’inchiesta sul ponte “Morandi” che ha portato agli arresti domiciliari l’ex amministratore delegato di Autostrade per l’Italia Giovanni Castellucci e i due ex manager della stessa società Paolo Berti e Michele Donferri. In quella frase si fa riferimento a due procedimenti penali, uno per il crollo del Ponte di Genova dove morirono 43 persone, e l’altro per l’incidente del pullman precipitato dal viadotto Acqualonga ad Avellino, in cui persero la vita 40 persone.

Ad Avellino Castellucci è stato assolto in primo grado dalle accuse di disastro colposo e omicidio colposo plurimo, mentre Berti ha rimediato una condanna a 5 anni e 6 mesi di reclusione per gli stessi reati. A gennaio entrambi dovranno però comparire davanti alla corte d’Appello di Napoli.

Stando a quanto scrive il gip del tribunale di Genova nell’ordinanza relativa ai fatti del ponte Morandi Giovanni Castellucci ”era perfettamente al corrente della situazione di problematicità delle barriere e costantemente informato sulle sue decisioni per la gestione delle stesse”. ”Sotto il profilo dell’attualità delle esigenze cautelari rileva anche il profondo legame sussistente tra Castellucci e il gruppo societario, anche dopo la sua formale uscita dal gruppo, e la capacità di influire sulle decisioni societarie”, rileva ancora il gip nell’ordinanza.

Secondo quanto emerge da un’intercettazione contenuta nell’ordinanza, Paolo Berti mentì sull’incidente di Avellino per difendere la linea aziendale. In particolare in una telefonata emerge che Berti è particolarmente adirato per la sua pesante condanna ( 5 anni e 6 mesi) nel processo per l’incidente del pullman di Avellino e, scrive ancora il gip, si ”comprende che Berti in quel procedimento non ha riferito la verità per difendere la linea aziendale”. Ed è proprio in questo contesto che arriva la frase sui morti: anche Donferri è interessato alla “tenuta” di Berti, dal momento che – sebbene non sia imputato nei fatti di Avellino, è indagato con Berti e Castellucci per i fatti del ponte Morandi. E qui arriva la frase: ” non è che gli puoi … imputà a lui (Castellucci ndr) che ci sono stati quarantatré morti de là, quaranta morti de qua … stamo tutti su la stessa barca…”.

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