Vergogna nazionale: la Campania è gialla perché così costa meno allo Stato

Non sono epidemiologo. Né immunologo, infettivologo, virologo, pneumologo. Non sono nemmeno medico generico. A dirla tutta, manco infermiere. Insomma, mettiamola così: sono un ignorante totale, in materia di epidemie in generale e di Covid in particolare. Anche se, lasciate che mi consoli, sembra che quanto a Covid sono in affollatissima compagnia d’ignoranti: non solo comunissimi mortali come me, ma pure stando alle cose da pazzi che stiamo vedendo e ascoltando da nove mesi a questaparte tantissimi infermieri, medici generici, epidemiologi, immunologi, infettivologi, virologi e pneumologi, soprattutto scienziati, tutti a dire un giorno sì e l’altro peggio l’esatto opposto di quanto avevano detto il giorno prima.

 

Ma torniamo a me, alla mia ignoranza senza limiti e senza speranza. Alle scuole elementari d’una volta quelle in cui non c’erano i banchi monoposto, anche se invece di un solo Virus ce ne fossero stati centomila si insegnava bene, e si imparava altrettanto bene, l’Educazione Civica. Ed io ricordo – roba di oltre sessant’anni fa – che la mia maestra insisteva molto sull’articolo 32 della Costituzione, quello che definisce il diritto alla salute come “fondamentale”, non solo per l’interesse del singolo individuo ma dell’’intera collettività.

 

Ora, per quanto illimitatamente ignorante, mi pare di poter dire, senza sbagliare troppo, che nel diritto alla salute rientri anche il diritto a conoscere, oltre ogni ragionevole dubbio, come stiano le cose sanitarie nell’ambiente in cui ciascuno di noi vive. E immagino che ciò sia tanto più vero in presenza di una realtà pandemica come quella che stiamo vivendo. E siamo al punto.

 

Il punto è che a noi cittadini della Campania (e il discorso potrebbe essere esteso all’intero Paese) stanno di fatto negando il diritto a sapere in quale “verità Covid” viviamo. Ergo si sta negando il diritto a conoscere addirittura la precondizione del diritto alla salute.

 

Raccontiamo fatti e non chiacchiere. Fino a pochi giorni fa, con i numeri di contagi in crescita esponenziale, ospedali sotto stress, scene apocalittiche di gente curata in auto con l’ossigeno, facce stremate di medici e infermieri che manco in un film di Dario Argento, anatemi di De Luca inascoltata Cassandra, e titoloni di giornali con presagi di bare bergamasche su camion militari: con tutta questa roba in vetrina e ormai infusa nella coscienza collettiva, noi campani abbiamo giustamente pensato d’essere prossimi, se non alla fine del mondo, quantomeno alla fine della pacchia napoletana incoraggiata dai Dema, o dall’Enjoy tanto al quintale dei festaiuoli di professione, e ci siamo psicologicamente preparati al peggio.

 

Nemmeno il tempo di accomodarci nel nuovo habitat mentale, ed eccoti la notizia bomba dal ministero della Salute: ma quale Campania Rossa o Arancione! Qui ci sta bene tutt’al più un Giallo pallido, e peccato che non possiamo usare il Verde, meglio ancora sarebbe l’Azzurro, magari “co’ ‘a  pommarola ncoppa”. E allora tutto da smontare nelle nostre teste. Medici e infermieri con le facce stremate da stanchezza e sacrifici disumani? Macché: era una fiction su Halloween. Auto in fila davanti al Cotugno con dentro povericristi attaccati all’ossigeno? Suvvia: erano allegre comitive di famiglie in attesa del traghetto per Ischia. Ospedali strapieni e vicini al collasso? Stronzate: feste di laurea di centinaia di infermieri aperte alla città. L’incalzante numero di decessi per Covid? Naturale, no: di qualcosa prima o poi si deve pur morire.

 

Epperò, attenzione: Campania Gialla, ma intanto nelle stesse ore in cui si assegna il colore, e tutto si smonta nelle nostre fragili teste di comunissimi mortali, i “cervelli” dell’Istituto Superiore della Sanità avvertono che la Campania assieme ad altre tre regioni –  Emilia Romagna, Veneto, Friuli Venezia Giulia – sono “a rischio alto”, ovvero Giallo un cavolo: devono saltare a piè pari l’Arancione e finire direttamente nel “Girone” Rosso.

 

Ricominciamo a rimontare tutto il film precedente nelle nostre fragili teste, ma – ahinoi – ignari che nel frattempo altre autentiche, ancorché autorevoli, teste di C… stanno per avvertirci che la Campania Gialla era e Gialla deve restare, e comunque concedendo una postilla “rassicurante”: “State sereni, però da ora a fine settimana tutto può succedere!”.

 

Intanto accade che qualcuno insinui che la Regione Campania abbia trasmesso a Roma dati falsi pur di restare nell’Area Gialla. E qui la nostra testa davvero non ce la fa più. Sicché proviamo a ragionare: ma come, De Luca sta dicendo da un mese che bisogna chiudere la Campania, anzi ha detto e ripetuto che va chiuso per 30-40 giorni l’intero Paese per fermare il contagio e per poter riaprire a Natale, così salvaguardandone l’economia, ed ora proprio lui fa carte false, tarocca i dati per restare in Area Gialla? È una insinuazione che non regge, è evidentemente una calunnia. tuttavia qualche giornale ci specula su, a cominciare dalla Bibbia di Travaglio, e il ministero della Salute, sollecitato proprio da De Luca, manda i tecnici a Napoli a verificare la fondatezza dei dati quotidianamente trasmessi.

 

Preparatevi, cari lettori, a fasciarvi la testa: i dati sono giusti, nessun taroccamento, la Campania è in Area Gialla, non perché lo voglia De Luca, è vero il contrario, ma per una ragione tanto banale da far impallidire perfino il Virus. La ragione è che i 21 parametri elaborati dai “cervelli” tecnici sono, al fondo delle cose, un algoritmo che ti dà la risposta per cui è stato impostato. Non è affatto automatico che quella risposta sia la fotografia reale di una determinata situazione di gravità; ecco spiegato il mistero buffo.

 

Passano altre 24 ore. altra ansia, altre incertezze, e arriva una dichiarazione di De Luca che sembra una Bomba alla Camomilla bagnata nel Valium: “Vedo che sugli organi di informazione si è creata un’attesa di decisioni riguardanti la Regione Campania. La collocazione di fascia della Campania è già stata decisa lunedì, a fronte della piena rispondenza dei nostri dati a quanto previsto dai criteri oggettivi fissati dal ministero della Salute. Ho sollecitato io un’operazione trasparenza, pubblica e in tutte le direzioni, per eliminare ogni zona d’ombra, anche fittizia. Dunque non c’è più nulla da decidere e da attendere…”.

 

Sembra una Bomba alla Camomilla bagnata nel Valium, in effetti non lo è, anche per i messaggi durissimi che nella seconda parte della dichiarazione De Luca invia ai ministeri della Salute e dell’Interno. È, piuttosto, una Bomba a Orologeria. De Luca dice sostanzialmente al governo centrale: “Tu hai deciso per la Zona Gialla, sulla base dei nostri dati rigorosamente reali e verificati; tu ti assumi la responsabilità”. Statene certi: la Bomba esploderà tra qualche giorno.

 

E si badi: non è affatto un gioco a scaricabarile. Dietro c’è molto di più.  Il problema è che tutti, a Roma come altrove, sono convinti che la Campania debba essere collocata in Area Rossa, quantomeno Arancione. Ma se lo fa il governo centrale è Palazzo Chigi che deve sborsare i ristori per le categorie costrette a fermarsi; viceversa, se lo fa il governo regionale, è la Regione che deve pagare, e la Regione soldi non ne ha.

 

Ecco, in conclusione, la morale: ci stanno negando il diritto alla salute, perché ci negano il diritto a conoscere come siamo realmente messi in Campania e dunque quali sono le misure da adottare per meglio proteggerci. E tutto ciò accade – detto brutalmente – perché nelle priorità dello Stato prima ci sono i soldi e poi la salute. Un’aberrazione.

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