Il Covid, De Luca e i soliti galli sulla monnezza

L’auto-rapprensentazione da consumati Statisti, che i ministri Boccia e Di Maio hanno offerto ieri per addebitare subdolamente a De Luca l’incapacità di gestire l’emergenza Covid in Campania, contrasta con la cronaca dei nove mesi decorsi dall’inizio della pandemia ad oggi prima ancora, ma questo è un dettaglio, che con la storia politica dei due membri del Governo Conte. E infatti, un po’ per la giovane età, specie di Di Maio, un po’ per la breve esperienza istituzionale vissuta, anche se non certo per carenza di attributi, non pare che gli illustri ministri di cui si scrive abbiano sin qui dato alla vita del Paese un apporto di tale rilievo da potersi definire storico o appena un tantino giù di lì.

La cronaca di questi nove mesi racconta un De Luca ossessivamente impegnato sul fronte dell’emergenza sanitaria. La sua interpretazione del rischio Covid è stata sempre caratterizzata dall’indicazione d’un livello di guardia ben oltre il necessario, e ciò proprio per evitare che la diffusione del contagio venisse favorita da comportamenti individuali e collettivi non adeguati alla gravità dell’epidemia. Poco rileva, al riguardo, se egli lo abbia fatto per motivi elettoralistici – cosa che personalmente escludo – o piuttosto per sensibilità politica, istituzionale e sociale.

Conta parecchio, invece, il fatto che De Luca abbia puntualmente anticipato, in questi nove mesi, le misure restrittive che il Governo Conte – con Boccia e Di Maio dentro – ha assunto con ritardo talvolta abbondante al punto da causare conseguenze dannose sia per la salute umana che per quella economica dello Stato.

Conta parecchio, parimenti, la verità – rinvenibile nelle cronache quotidiane delle ultime cinque settimane – di un De Luca nelle vesti di Cassandra ad invocare ogni giorno “Rigore, Rigore, Rigore”, fino a chiedere al Governo la chiusura, non della sola Campania ma di tutto il Paese, per 30-40 giorni in modo da far “calmare” il Virus ed arrivare a fine dicembre in condizioni di sufficiente agibilità per salvare l’economia dei tradizionali consumi natalizi.

Le cronache di questi trenta giorni, viceversa, raccontano un’attività del Governo centrale – con Boccia e Di Maio dentro – molto più concentrato nell’esercizio degli “scongiuri” che nel pensiero forte di come far fronte alla crescita esponenziale del contagio: un Governo con l’orecchio molto più sensibile alle ragioni dell’Economia che a quelle della Salute, al punto da far andare l’epidemia fuori controllo, e renderne ormai impossibile il tracciamento.

In questo quadro – e siamo alla cronaca degli ultimi giorni – è spuntata la sorpresa della Campania, entrata Rossa nel cilindro del Premier e del ministro della Salute, ed uscita Gialla con ampie sfumature di bianco, artistica rappresentazione di un’area geografica Covid-free: alla faccia di tutte le scene apocalittiche che conosciamo e che De luca aveva presagito – ahinoi! – nell’indifferenza del Governo Conte, ancora e sempre con Boccia e Di Maio dentro.

Rispetto alla verità delle cronache quotidiane (si vadano a rileggere) di un De Luca che invoca – è il caso di dire – come l’ossigeno l’invio di almeno 600 medici ottenendo appena 7 anestesisti, il ministro Boccia trova l’ardire di sostenere che ce ne sono oltre 2.300 disponibili, facendo intendere che la Campania non li ha volontariamente arruolati: una spudorata infamia che spiega e legittima l’attacco brutale sferrato da De Luca a Palazzo Chigi nella sua diretta Facebook di ieri.

Ancora. Rispetto alla prova testimoniale di quelle stesse cronache, fa specie vedere Di Maio salire in cattedra – da improbabile Statista, appunto – per sbeffeggiare il governatore e per ricordare che “… La Campania è la mia terra ed io non la lascio sola”: un classico lapsus freudiano, a giudicare dal fatto che il Governo di cui fa parte ha abbandonato la Campania al proprio destino puntualmente, nella prima e nella seconda ondata Covid, negando il personale sanitario che serviva e serve, e concedendo come un’elemosina, per di più con gravissimi ritardi, le attrezzature necessarie per ospedali e ambulatori (ricordate le imprecazioni di De Luca per ottenere i ventilatori polmonari e le protezioni per medici e infermieri?).

Ma il tempo è galantuomo. E ieri sera Roma ha dovuto decidere per la Campania Area Rossa, dando di nuovo e con ritardo ragione a De Luca.

Questi sono i fatti: inappellabili, ineludibili, documentabili. Sicché – si perdoni la cacofonia – altrettanto insopportabili appaiono i canti sulla monnezza dei soliti galli del giorno dopo. Insopportabili per la nostra salute fisica e, soprattutto, per la nostra salute mentale.

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