Altro che zona gialla: indice Rt di Avellino doppio di quello di Napoli

Emergenza Covid e mappa del rischio, uno studio del ministero della salute e dell'Iss rivelano che l'indice di trasmissibilità del contagio è pari a 2,80, secondo solo a Salerno in Campania, addirittura quasi doppio rispetto a Napoli. E pensare che c'è ancora chi sostiene che la zona rossa non doveva essere applicata alla provincia irpina e che Napoli ci avrebbe penalizzato

Solo Salerno sta messa peggio, mentre il capoluogo irpino doppia quasi i dati di Napoli. La misurazione dell’indice Rt delle cinque province campane, pubblicato ieri da Repubblica che ha utilizzato le statistiche fornite dal ministero della salute e dell’istituto superiore di sanità, sfata completamente il mito di Avellino quasi “isola felice” in Campania in merito alla diffusione del contagio Covid.

Una narrazione che ha accomunato tanti, in primis il sindaco di Avellino Gianluca Festa, secondo cui la provincia irpina non si meriterebbe il lockdwn data la bassa percentuale tra tamponi e positivi, numero questo sì inferiore rispetto al resto della regione. Ma si tratta di un solo parametro: quello invece più importante e tenuto sotto osservazione dal comitato scientifico del governo per individuare le aree a maggior rischio e le conseguenti contromisure da adottare, l’indice Rt appunto, che ricordiamo indica la capacità di trasmissibilità del Covid, in Irpinia è dunque a livelli decisamente critici.  Quasi il doppio di Napoli, inferiore solo a Salerno: 2,80, quando a livello nazionale si trema quando questo indicatore supera l’1,50.

Il dato emerge dai numeri consegnati dalle varie regioni al governo in merito alla situazione di due settimane fa, dunque inizio novembre. Una soglia decisamente critica, non se la passa bene anche Benevento, a 2,07, riportando una realtà diversa da quella descritta, senza basi scientifiche a supporto quindi, sia dal sindaco del capoluogo sannita Clemente Mastella che dal primo cittadino di Avellino Gianluca Festa che chiedono misure meno restrittive per le loro città, sostenendo di star pagando le colpe di Napoli.

Intanto da un punto di vista della gestione dell’emergenza sanitaria una non ottima notizia per la regione: al bando della protezione civile di reclutamento di nuovi medici hanno risposto solo 165 camici bianchi, su 450 posizioni scoperte che servivano necessariamente per tamponare l’endemica carenza di personale che caratterizza tutte le strutture sanitarie ed ospedaliere della campania.

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