Il racconto della paura e della solitudine che devasta la psiche dei nostri anziani chiusi in casa

Abbondano i salotti televisivi, quegli spazi dilatati nei quali, molto spesso, la nuda e doverosa cronaca lascia spazio alla speculazione della paura e della sofferenza che finisce con l’acuire quel senso di solitudine e di smarrimento. Un bombardamento continuo e quotidiano sulla psiche dei nostri nonni

Sono i nostri anziani, i nostri nonni e i nostri genitori, il target più esposto di questo maledetto virus.

Anziani che molto spesso vivono da soli, costretti a rinunciare ad ogni spazio di socialità, a ricercare nella televisione l’unica compagnia in questi lunghissimi giorni sospesi tra la paura e la speranza. La televisione che senza soluzione di continuità, di telegiornale in telegiornale, assolve al dovere di informare sui fatti, attraverso i bollettini quotidiani sul contagio, sul numero dei decessi, sulle terapie intensive, su tutti quei dati con i quali tutti abbiamo preso ormai confidenza. Ma tra un telegiornale e l’altro abbondano i salotti televisivi, quegli spazi dilatati nei quali, molto spesso, la nuda e doverosa cronaca lascia spazio alla speculazione della paura e della sofferenza che finisce con l’acuire quel senso di solitudine e di smarrimento. Un bombardamento continuo, quotidiano.

Questa è la realtà che vivono i nostri nonni e i nostri genitori, confinati nelle proprie abitazioni, costretti a rinunciare al calore dei nipoti e dei figli, alla socialità e agli affetti, costretti a rinunciare alla vita, a convivere con la propria fragilità, inermi e soli dinanzi a questo mostro invisibile. Scienziati sociali, psicologi, ricercatori ed accademici impegneranno i prossimi anni a studiare gli effetti di questa pandemia, tutti convengono nel sostenere che ognuno di noi sta vivendo un trauma che lascerà il segno, sia nella dimensione individuale che in quella collettiva, ma sono innanzitutto i nostri anziani le vittime sacrificali di questo passaggio storico, sono loro che il conto lo stanno già pagando, loro, schiacciati in un eterno presente che non lascia margini al domani, costretti a sopravvivere nella solitudine e nella paura, quasi colpevoli per essere quel che sono e per esserci ancora.

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