Nodo scuola, il (non) ritorno in classe e questi sindaci irpini con la sindrome del…contrappasso

L’emergenza Covid e il nodo riapertura delle scuole. Quando De Luca chiudeva, in controtendenza rispetto al governo centrale, i sindaci irpini protestavano perché volevano aprire. Ora che De Luca apre, seppure molto parzialmente, gli stessi sindaci chiudono anche quel po' di classi consentite. Assistiamo a una sorta di contrappasso scolastico decisamente patetico

Il nodo scuola come paradigma di una strisciante conflittualità sociale e istituzionale che nel primo lockdown era latente e che oggi con la seconda ondata è esplosa. Se a livello nazionale governo e regioni ingaggiano ad ogni puntata un braccio di ferro su competenze e ordinanze relative alle misure anti contagio e sulla gestione dell’assistenza sul territorio, in Campania va di scena un giro di valzer sulla questione delle riaperture.
Riavvolgiamo il nastro anche se potrebbe nell’epoca della rivoluzione digitale suonare come una locuzione anacronistica.
A metà ottobre il presidente della regione De Luca firma un’ordinanza con la quale vengono sospese le lezioni in presenza in ogni ordine e grado salvo il ripristino per pochi giorni delle attività alla scuola dell’infanzia. Famiglie, qualche sigla sindacale e sindaci – in primis il primo cittadino del capoluogo Gianluca Festa – alla testa della protesta. Fiumi e fiumi di parole sui rischi formativi connessi ad un uso prolungato e massivo della didattica a distanza. Con il trascorre dei giorni e della settimana, però, l’inversione di rotta testimoniata anche dalle polemiche che hanno accompagnato lo screening volontario per docenti, alunni e loro familiari che hanno avuto come protagonisti gli stessi attori: sindaci, famiglie, operatori e sindacati della scuola.
Pochi giorni fa il via libera dell’unità di crisi della regione Campania ed ecco il classico giro di valzer: genitori che annunciano di non voler mandare i figli a scuola, proteste per i disservizi sui test e dai comuni una valanga di ordinanze che di fatto tengono chiuse le scuole in larga parte fino alla seconda metà di dicembre. Districarsi in questo caos è difficile anche per i più navigati cronisti.

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