Il Covid taglia anche il Pil dell’agricoltura. Crollo della produzione del 12 per cento negli ultimi tre mesi. Ecco il quadro in Campania e in Irpinia

Nel secondo trimestre del 2020 il Pil agricolo ha registrato un calo del 12,8% rispetto ai tre mesi precedenti. Anche il settore primario, l’unico che sembrava resistere alla pandemia, ha subito una brusca e preoccupante frenata. Le nostre filiere non fanno eccezione

Nel secondo trimestre del 2020 il Pil agricolo ha registrato un calo del 12,8% rispetto ai tre mesi precedenti. Anche il settore primario, l’unico che sembrava resistere alla pandemia, ha subito una brusca e preoccupante frenata. I numeri arrivano dal bollettino CreaAgritrend, il braccio studi del Ministero delle Politiche Agricole: oltre alla produzione agricola, tra aprile e giugno sono crollati anche i consumi finali (-8,7%) e gli investimenti fissi lordi (-14,9%).

Quanto alle esportazioni si è assistito a una riduzione del 3,6% rispetto allo stesso periodo del 2019, come anche le importazioni, del 12%.

Un trend che riguarda, ovviamente, anche la nostra Campania e la nostra Irpinia. Secondo coldiretti anche a queste latitudini si registra un crollo del fatturato, quale conseguenza diretta del lockdown, aggravato sensibilmente dal comparto agrituristico che garantiva importanti vendite dirette.

Sul piano generale, però, si guarda con moderato ottimismo ai prossimi mesi. Soprattutto per quel che concerne tre settori cruciali. Il 2020 è un anno straordinario per la qualità e la quantità delle olive. Gli oli hanno registrato una resa più bassa, addirittura del 20 per cento. Coldiretti e Aprol Campania stimano una produzione regionale di 13.689 tonnellate, con una variazione del 12 per cento rispetto al 2019. La Campania produce circa il 6 per cento dell’olio extra vergine italiani.

Un’annata straordinaria anche per i vini, ma i dati sulle vendite, qui, sono davvero pessimi. Coldiretti descrive un calo degli ordinativi nel comparto a confronto con lo stesso periodo del 2019 pari a circa il 50% a cui si accompagna un calo del tre per cento delle esportazioni. Un dato senza precedenti.

Infine la filiera lattiero-casearia, che oltre la crisi paga i consueti problemi relativi al prezzo del latte, quindi la castanicoltura dove si rileva un miglioramento della produzione ma l’assenza di fiere ed eventi dedicati determinerà perdite difficilmente stimabili.

Sullo sfondo, la grande preoccupazione per il periodo natalizio.

I numeri dicono che la spesa in prodotti agroalimentari nel periodo natalizio del 2019 in provincia di Avellino è stata pari a circa 33 milioni di euro, compresi ristoranti bar e pub. Numeri destinati almeno a dimezzarsi.

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