Tutto da rifare a Campo Genova, Arpac: inquinanti nel sottosuolo

Tutto da rifare a Campo Genova. Anche le analisi dlel'Arpac segnalano la presenza di inquinanti nel sottosuolo e ora si dovrà procedere al piano di caratterizzazione per valutare il rischio ambientale. In poche parole, addio mercato

C’è ben poco da ridere nella nuova Smile Arena voluta fortissimamente dall’amministrazione Festa, fino ad indicarla come nuova sede del mercato. Che però non si celebra dallo scorso dicembre e stando alle ultime notizie riportate dal ‘Mattino’, non aprirà i battenti ancora per lungo, lunghissimo tempo.

Dopo le analisi del laboratorio privato che ha lavorato su commissione del comune, il cui esito aveva già messo in rilievo tracce di metalli pesanti nel sottosuolo, sono arrivate le controanalisi dell’Arpac che purtroppo hanno dato lo stesso sconfortante esito: inquinanti in concentrazioni superiori alle soglie indicate dalle tabelle di legge, nel caso specifico idrocarburi fuori norma.

E dunque l’Arpac non ha dubbi: le indagini preliminari realizzate fino ad oggi non bastano per valutare il rischio ambientale presente sotto Campo Genova, serve un piano di caratterizzazione per approfondire il tasso di inquinamento. E se anche il piano di caratterizzazione dovesse riportare criticità, potrebbe essere necessaria la bonifica dell’area. Ma anche non volendo prefigurare un orizzonte nero, la condizione attuale è che Campo Genova, o la Smile Arena che dir si voglia, resta indisponibile e continuerà ad esserlo a lungo.

Dati alla mano l’Arpac invierà la prossima settimana la relazione a palazzo di città e il comune sarà tenuto a predisporre il piano di caratterizzazione che poi dovrà essere realizzato. Ci vogliono mesi per l’intera operazione, in cui sarà coinvolta anche la zona dell’ex Raee, e un’ulteriore spesa di almeno 50 mila euro per effettuare sondaggi e piezometri dislocati sui punti da individuare lungo tutta l’area proprio su quel nuovo manto, asfaltato ex novo dal sindaco Festa per la modica cifra di circa 250mila euro, senza sincerarsi prima se l’area potesse essere adibita a sede del mercato e senza fare le indagini ambientali che poi gli ha imposto invece il Tar.

Un capolavoro di amministrazione inversa che lo vede protagonista in negativo assieme al dirigente al settore ambiente, il comandnate della polizia municipale Michele Arvonio, che in un primo momento negava addirittura che ci fossero dei semplici detriti nel sottosuolo dell’area che dunque poteva, secondo loro, essere subito disponibile. Invece emersero rifiuti speciali, scarti di costruzioni edili, catalogati come non pericolosi che hanno però costretto ad avviare i campionamenti, producendo i risultati di oggi. E che condannano la città a non usufruire del mercato: sarà così anche per i prossimi mesi se il sindaco non farà un passo indietro individuando una nuova area.

Una domanda infine anche all’Asl: ma è possibile continuare a fare screening sanitari sopra a un perimetro oggetto di indagini ambientali da parte di Arpac e Noe e che non stando dando riscontri proprio confortanti?

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