“Berti mentì al processo sulla strage del bus di Avellino per avere una promozione da 400mila euro”

Eʼ quanto trapela dal fascicolo dʼindagine sulle "barriere antirumore" che ha portato allʼarresto dellʼex manager coinvolto anche nel crollo del Ponte Morandi

Avrebbe mentito in cambio di una promozione e di un aumento di stipendio di circa 400mila euro. Il processo per la strage del bus, il crollo del ponte Morandi. Nuove pesanti rivelazioni emergono dall’inchiesta della procura del capoluogo ligure sulle barriere fonoassorbenti a carico di Paolo Berti all’epoca della tragedia di Genova, direttore Operazioni centrali di Aspi e condannato per i fatti di Avellino. Oltre a Berti, lo scorso 11 novembre sono finiti ai domiciliari anche dell’ex ad di Aspi e Atlantia, Giovanni Castellucci e il suo numero due, Michele Donferri Mitelli, Berti è stato condannato dal tribunale di Avellino a cinque anni e 10 mesi per la strage di Acqualonga del 2013 nella quale persero la vita 40 persone. Castellucci, grazie alla testimonianza di Berti, era stato assolto. Il manager, emerge dalle intercettazioni depositate al Riesame, si aspettava, però, una condanna di gran lunga inferiore, in modo poi da chiedere la messa alla prova ed evitare il carcere. Quando invece i giudici hanno letto la sentenza si è arrabbiato tanto che al telefono ha detto: “Meritava che mi alzassi una mattina e andassi ad Avellino a dire la verità”. Dalle telefonate che Berti fa alla moglie, ma anche a Donferri e a altri colleghi, si capisce che il primo aumento di stipendio non basta più. Il manager vuole chiedere anche che Castellucci non prenda provvedimenti disciplinari. La procura di Avellino aveva impugnato la sentenza lo scorso anno mentre i colleghi genovesi avevano trasmesso le intercettazioni chiave.

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