Il Natale (in sintesi)

Cediamo volentieri lo spazio dell’Editoriale di oggi al “Natale in sintesi” raccontato da Gabriele Meoli*, che ringraziamo per la preziosissima collaborazione.

 

– Di Gabriele Meoli –

La nascita del Salvatore ed il monito a Giuseppe

L’evangelista Matteo (apostolo che Gesù chiamò al suo seguito, distogliendolo dalla sua professione di pubblicano, cioè di esattore delle imposte: 9,9 ss.) racconta come avvenne la nascita di Gesù: “Sua madre Maria, essendo promessa sposa di Giuseppe, prima che andassero a vivere insieme, si trovò incinta per opera dello Spirito Santo. Giuseppe, suo sposo, che era giusto e non voleva ripudiarla, decise di licenziarla in segreto. Mentre però stava pensando a queste cose, ecco che gli appare in sogno un Angelo del Signore e gli disse: «Giuseppe, figlio di Davide, non temere di prendere con te Maria, tua sposa, perché quel che è generato in lei, viene dallo Spirito Santo. Essa partorirà un figlio e tu lo chiamerai Gesù; egli infatti salverà il suo popolo dai suoi peccati…». Destatosi dal sonno, Giuseppe fece come gli aveva ordinato l’angelo del Signore e prese con sé la sua sposa, la quale, senza che egli la conoscesse, partorì un figlio, che egli chiamò Gesù “(Matteo, 1,18-25)”

L’annunciazione alla Vergine Maria

Dal Vangelo secondo Luca (un medico non giudeo, compagno di viaggio dell’apostolo Paolo, che si rivolge a Greci e Romani colti) si apprende: “L’angelo Gabriele fu mandato da Dio in una città di Galilea chiamata Nazaret, a una vergine fidanzata a un uomo chiamato Giuseppe, della casa di Davide; e il nome della vergine era Maria. E quando l’angelo fu entrato da lei, disse: «Ti saluto favorita dalla grazia; il Signore è con te». Ella fu turbata a queste parole e si domandava che cosa volesse dire un tale saluto. L’angelo le disse: «Non temere o Maria, perché hai trovato grazia presso Dio. Ecco, tu concepirai e partorirai un figlio e gli porrai nome Gesù. Questi sarà grande e sarà chiamato Figlio dell’Altissimo e il Signore Dio gli darà il trono di Davide, suo padre. Egli regnerà sulla casa di Giacobbe in eterno ed il suo regno non avrà mai fine». Maria disse all’angelo: «Come avverrà questo, dal momento che non conosco uomo?». L’angelo le rispose: «Lo Spirito Santo verrà su di te e la potenza dell’Altissimo ti coprirà dell’ombra sua; perciò anche colui che nascerà sarà chiamato Santo, Figlio di Dio». Maria disse: «Ecco, io sono la serva del Signore; mi sia fatto secondo la tua parola» e l’angelo partì da lei (Luca, 1,26-38).

Censimento e nascita del Bambino Gesù a Betlemme

Prosegue Luca: «In quel tempo uscì un decreto da parte di Cesare Augusto (imperatore dal 30 a.C. al 14 d.C.) che ordinava il (primo) censimento di tutto l’impero. Tutti andavano a farsi registrare, ciascuno nella sua città. Dalla Galilea, dalla città di Nazaret, anche Giuseppe salì in Giudea, alla città di Davide chiamata Betlemme perché era della casa e della famiglia di Davide, per farsi registrare con Maria, sua sposa che era incinta. Mentre erano là, si compì per lei il tempo del parto; ed ella diede alla luce il suo figlio primogenito, lo fasciò e lo coricò in una mangiatoia, perché non c’era posto per loro nell’albergo» (Luca, 2,2-7).

I primi visitatori del Bambino nella mangiatoia

Le case della Palestina, all’epoca, erano spesso costituite su due livelli, uno per le persone e l’altro per gli animali. Maria, non avendo trovato posto, dovette porre il suo bambino nella mangiatoia, tra la paglia ed il fieno delle mucche. E così Gesù nacque come un senzatetto (il primo nella storia?) ed ebbe come suoi primi visitatori nella notte i poverissimi pastori che erano rimasti di guardia alle greggi.

Secondo Luca “un angelo del Signore si presentò a loro e la gloria del Signore risplendé intorno a loro, e furono presi da gran timore. L’Angelo disse loro: «Non temete perché io vi porto la buona notizia di una grande gioia che tutto il popolo avrà: Oggi, nella città di Davide, è nato per voi un salvatore, che è Cristo, il Signore. E questo vi servirà di segno: troverete un bambino avvolto in fasce e coricato in una mangiatoia»” (Luca, 2, 8-12).

L’adorazione dei Magi ed il grande nemico Erode

Dal racconto di Matteo (2,1-12): “Gesù nacque a Betlemme di Giudea, al tempo del re Erode ed alcuni Magi (capi religiosi persiani) giunsero da oriente a Gerusalemme e domandavano: «Dov’è il re dei Giudei che è nato? Abbiamo visto sorgere la sua stella e siamo venuti per adorarlo». All’udire queste parole, il re Erode restò turbato e con lui tutta Gerusalemme. Riuniti tutti i sommi sacerdoti e gli scribi del popolo (che con quelli e con gli anziani costituivano il sinedrio, cioè il gran consiglio che si occupava degli affari religiosi e civili della nazione), s’informava da loro sul luogo in cui doveva nascere il Messia. Gli risposero: «A Betlemme di Giudea». Allora Erode, chiamati segretamente i Magi, si fece dire con esattezza da loro il tempo in cui era apparsa la stella e li inviò a Betlemme esortandoli: «Andate e informatevi accuratamente del bambino e, quando l’avrete trovato, fatemelo sapere, perché anch’io venga ad adorarlo». Udite le parole del re, essi (Gaspare, Melchiorre e Baldassarre) partirono. Ed ecco la stella, che avevano visto nel suo sorgere, li precedeva finché giunsero e si fermò sopra il luogo dove si trovava il bambino. Al vedere la stella, essi provarono una grandissima gioia. Entrati nella casa videro il bambino con Maria, sua madre, e, prostatisi, lo adorarono. Poi aprirono i loro scrigni e gli offrirono in dono oro, incenso e mirra (simboli, rispettivamente, di Gesù re, sacerdote, protettore contro la corruzione). Avvertiti poi in sogno di non tornare da Erode, per un’altra strada fecero ritorno al loro paese”.

Già così si rivelava una netta diversità tra quei Magi, saggi stranieri favorevoli al Messia ed Erode che avrebbe dovuto invece onorarlo come tale e non macchinare per eliminarlo. Egli, infatti, temendo di perdere il suo trono, ordinò che fossero uccisi tutti i bambini maschi nati a Betlemme negli ultimi due anni. Ma, fortunatamente, Giuseppe e Maria, avvertiti da un angelo in sogno, erano già fuggiti in Egitto, portando in salvo il bambino Gesù e facendo poi ritorno a Nazaret solo quando, morto Erode, un angelo apparve in sogno a Giuseppe e gli disse: «Alzati, prendi con te il bambino e sua madre e va nel paese di Israele; perché sono morti coloro che insidiavano la vita del bambino» (Matteo, 2, 19-23).

Erode I e la sua stirpe

Erode I, denominato il grande o l’Ascalonita, nato ad Ascalona nel 73 a.C. da Erode Antipatro, già a 15 anni era governatore romano in Galilea. Nelle guerre civili, seguì prima Bruto e Cassio, poi Antonio, che lo fece nominare dal Senato Tetrarca e, infine, re di Giudea (40 a.C.) e si insediò in Gerusalemme prendendola d’assedio (37 a.C.). Dopo la battaglia di Azio (31 a.C.), lusingando il vincitore Ottaviano, divenuto imperatore Augusto, riuscì a conservare la corona e ad ottenere nuovi domini. Sulle rovine di Samaria, eresse la città di Sebaste, costruì un circo, istituì giochi, portò il suo regno a splendore, promosse altresì la ricostruzione del tempio di Gerusalemme (19 a.C.). Tuttavia, per il suo carattere geloso e violento, macchiò la sua fama anche con inauditi delitti: fece uccidere la moglie Mariamne, la madre e l’avo di lei, due dei figli che aveva avuto, Alessandro e Aristobulo, nonché un Antipatro, natogli dalla sua prima moglie Dori. Oltre alla strage dei bambini da lui disposta all’annunzio della nascita di Gesù, cui le profezie davano il nome di re dei Giudei, Erode, all’avvicinarsi della sua morte (avvenuta, probabilmente, un anno dopo la nascita di Gesù), ordinò anche che nel giorno di essa si uccidessero i più ragguardevoli cittadini, affinché i suoi funerali fossero accompagnati da lutto generale (v. Encicl. Pomba, voce Erode I). Non v’era così modo più delirante e criminale per concludere la propria esistenza.

La cattiveria peccaminosa di Erode I si perpetuò nella propria stirpe. Infatti suo figlio Erode II Antipa, subentrato alla sua morte e nominato da Augusto Tetrarca della Galilea, sottrasse al proprio fratello Erode Filippo la moglie Erodiade (figlia di Aristobulo, nato da Erode I), ripudiando la propria. Da Erode Filippo ed Erodiade era nata Salomè, la quale seguì la madre che, abbandonato il marito, convisse per sempre col predetto cognato Erode Antipa.

Erodiade, Salomè ed il sacrifico del Battista

Insorse il predicatore e battezzatore Giovanni Battista (figlio di Elisabetta e del sacerdote ebreo Zaccaria, parente di Gesù Cristo) a rimproverare coraggiosamente lo scandaloso adulterio ed incesto di Erodiade con Erode Antipa; ma costui ne ordinò prima la prigione e poi la decapitazione, istigato da Erodiade e su richiesta di Salomè, la quale, dopo aver danzato in un banchetto, eccitando le più vive lodi dei presenti, chiese ad Antipa, come premio, la testa del Battista, che le fu subito portata.

Gesù e Mosè

La vita di Gesù ricordò quella di Mosè : anche al tempo di questi, sotto il regno di Sethi I e poi di Ramesse II (1305-1224 a.C.) della diciannovesima dinastia egizia, un re (il Faraone) cercò di eliminare Mosè, ordinando che ogni neonato maschio della troppo crescente popolazione dei sottomessi israeliti venisse gettato nel Nilo, e sua madre dovette nasconderlo (in un cesto lasciato a galleggiare su quel fiume); anche Gesù fu costretto, come Mosè, a fuggire, ritornando solo dopo che un angelo garantì che il ritorno era sicuro; e, come Mosè liberò, con l’esodo (1290 a.C.), i suoi dall’aggressione degli egiziani, così Gesù fu il salvatore del nuovo popolo di Dio.

La stella cometa, un evento “celeste”

Il prodigio di quella stella, apparsa a guidare i Magi verso il luogo del neonato Bambino, fu un chiaro segno divino, non essendovi alcuna conferma che possa essersi trattato, come alcuni pensano, della famosa cometa di Halley, che, a intervalli periodici di circa 75 anni, pure si è mostrata visibile nei nostri cieli (documentata già nel 240, 163, 87 a.C. e ricomparsa, da ultimo, nel 1986 per incantare ancora noi vivi).

Un regno senza fine

Il conforto per l’umanità di un disegno dell’Altissimo anche nei fatti della Natività, da sempre celebrata, è dato con certezza anche dalle testimonianza dagli evangelisti Matteo e Luca; i quali, con Marco (collaboratore dell’apostolo Paolo e soprattutto di Pietro, che lo predilesse) e con Giovanni (apostolo prediletto di Cristo), costituiscono i quattro pilastri evangelici del nuovo testamento di sicura ispirazione divina nella Fede dei credenti e destinato a durare in eterno, mentre sono svanite la ferocia e la crudeltà dei persecutori e persino la potenza di imperi millenari, nella fragilità delle cose umane.

 

*Magistrato in pensione

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