Vaccinazioni anti-Covid: il pessimo esempio di De Luca

Il voto è segreto. Ma la Costituzione non mi impedisce di dichiarare che alle scorse regionali ho votato De Luca, convinto come ero e tuttora sono che sia il miglior “animale politico-istituzionale” attualmente disponibile e attivo nel panorama della Campania e non solo. Del resto, chi mi onora della propria attenzione per le cose che scrivo sa che la mia opinione sul Nostro – e sottolineo opinione – non è affatto nuova. Né può essere discutibile la mia assoluta verginità di “servo encomio” verso i politici di qualsiasi estrazione e latitudine, si chiamino De Luca o Vercingetorige, e comunque scegliete voi il nome che più vi aggrada: sono nella felice condizione di poter dimostrare, “per alligata et probata”, che dei Signori della Politica semplicemente me ne fotto, fermo restando l’alta considerazione e il doveroso rispetto che ho per la Politica d’ogni colore purché di Buona Qualità.

Ciò detto, veniamo al dunque. Il dunque è che De Luca l’ha fatta grossa, ma grossa assai, con la sua vaccinazione anti-Covid fuori programma e soprattutto fuori protocollo. L’uso delle prime fiale di vaccino è stato codificato per il personale sanitario maggiormente esposto a rischio Covid. Ovvero per medici, infermieri ed altre figure ben definite che operano a stretto contatto con i pazienti contagiati. Il presidente della Campania non appartiene a nessuna di queste categorie. Nei confronti del Virus, stando alle disposizioni vigenti, egli è un cittadino italiano di 71 anni, che grazie a Dio gode di buona di salute, e che pertanto avrebbe dovuto attendere educatamente il suo turno di vaccinazione.

È andata in modo diverso. De Luca ha detto, in sostanza, che lo ha fatto per dare il buon esempio e per contrastare l’atteggiamento irresponsabile dei “No Vax”. Tesi alta e nobile, se non si trattasse di una balla colossale, e più avanti dirò perché. Invero, anche se non avrà mai il coraggio di ammetterlo, il governatore lo ha fatto per una ragione assai più semplice, lapalissiana, che magari genuinamente include la sua stessa balla. Egli si è fatto vaccinare appena il farmaco è passato dalle mani dell’Esercito a quello della Sanità regionale, quindi in mani di cui ha potuto disporre, perché ha una fottutissima paura del Covid.

Epperò, caro presidente, la Sua paura in alcun modo può essere considerata un’attenuante generica. Non dico della sfera penale, come invece ha fatto il sindaco di Napoli, Luigi De Magistris, nemico storico di De Luca, il quale è andato subito all’attacco parlando di abuso di potere. Ci andrei cauto, specie se lo dice lui: faceva qualche liscio quando legittimamente promuoveva l’azione penale nei panni di Pm, figurarsi ora che è fuori allenamento e per di più non ne ha facoltà.

Il problema – almeno in questa sede – non è di natura giudiziaria, o non soltanto di quella natura. D’altronde, anche se lo fosse, sarebbe il profilo meno grave (e meno interessante) della vicenda. Il problema vero è di ordine etico: di etica personale e di etica della politica. E poiché si parla di un fatto relativo alla Salute, al diritto alla Salute, rispetto al quale tutti i cittadini dovrebbero godere di pari dignità, ecco che l’ipotesi d’abuso di potere – se perseguita – potrebbe addirittura diventare una comoda foglia di fico, comoda solo per De Luca.

Mi spiego meglio con un esempio e personalizzando l’esempio.
De Luca – dicevo sopra – ha 71 anni. Ed è noto e notorio che sia un ipocondriaco irrecuperabile. Si sa anche che da quando il Virus è comparso ha subito individuato in esso un nemico pericolosissimo: molto più pericoloso – per intenderci – non di un solo De Magistris, ma di un intero esercito di De Magistris. Addirittura più pericoloso, dal punto di vista dello Sceriffo, del Pd e del M5S messi insieme, ch’è quanto dire.

Col senno del poi, azzarderei che l’attenzione ossessiva dedicata da De Luca al Covid, e che ha dato risultati decisamente eccellenti sul versante della prevenzione, sia derivata dalla sua paura oltre che dalla sensibilità politica e dal senso del dovere istituzionale.

Comprensibile, allora, che quando il governatore ha avuto a portata di mano l’unico mezzo capace di esorcizzare quella paura, cioè il vaccino, non ci ha pensato su nemmeno un secondo per decidere di farsi iniettare il farmaco. E lo ha fatto in forma pubblica, perché soltanto così avrebbe potuto dare una spiegazione – ancorché banalissima – dell’atto “eroico” contro i No Vax, del buon esempio urbi et orbi.

Ma c’è un però. Il però – ecco la personalizzazione dell’esempio – è che io ho 72 anni, classe 1948, un anno in più di De Luca. Il però è che anch’io – come e forse più di De Luca – sono ipocondriaco, ed ho una fottutissima paura del Covid. Il però è che anch’io – da quando l’incubo del Virus è cominciato – come e forse più di De Luca ho sognato ogni notte la mia bella fialetta di vaccino. Il però è che centinaia di migliaia, anzi milioni di persone come me, per restare dentro i confini nazionali, hanno le medesime paure di De Luca, al pari di De Luca hanno diritto alla Salute, esattamente come De Luca guardano al vaccino come all’unica ancora certa di salvezza. Sicché la domanda che nasce spontanea è la seguente: perché lui sì e noi altri no?

Nel gioco mediatico dei pro e dei contro, Vittorio Sgarbi si è pronunciato a favore di De Luca. Ha detto: “È giusto tutelare chi ci governa, esiste un interesse collettivo”. È una tesi sacrosanta. Ma anche qui c’è un però. Il però è perché mai la categoria non è stata inserita nelle priorità del protocollo di gestione dell’emergenza? Forse perché c’era coscienza e consapevolezza che la gente si sarebbe incazzata se i politici avessero ritagliato per sé anche questo privilegio?

L’ha fatta grossa De Luca. Io sto molto incazzato con De Luca. E penso che come me sia incazzata tanta gente. Dopo il suo pessimo esempio, come farà a pretendere che la gestione delle vaccinazioni avvenga senza privilegi e discriminazioni? Forse un modo c’è: chieda pubblicamente scusa.

Non lo farà. Ed è un peccato. Caligola fu un Grande Imperatore, ma la storia lo ricorda soprattutto perché nominò senatore il suo cavallo, giusto per ostentare potere e potenza. Bene che gli vada, De Luca rischia di essere ricordato, non per la sua ottima tempra di politico e di amministratore, ma per una fiala di vaccino sottratta a chi ne aveva “temporalmente” più diritto di lui. Mors tua vita mea. Che brutta storia!

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