Sidigas e la Scandone: perchè la palla a spicchi è stata lasciata nelle mani del sindaco Festa?
L'ultima questione delle 93 pagine del ricorso di De Cesare contro la gestione Sidigas di Scalella e Baldassarre riguarda la Scandone. Un unico grande interrogativo: a che titolo il sindaco Festa l'ha gestita a suo piacimento?

C’ è un ultimo capitolo legato alla vicenda Sidigas, trattato nelle 93 pagine del ricorso firmato dall’avvocato Fimmanò per conto di Gianandrea De Cesare, che abbiamo deciso di trattare in disparte rispetto al resto. Perchè non coinvolge solo l’attuale amministratore delegato di Sidigas, Dario Scalella, e l’amministratore giudiziario nominato dalla procura Francesco Baldassarre, ma viene tirato in mezzo anche il sindaco di Avellino Gianluca Festa.
Stiamo parlando del caso Scandone, la gloriosa società di pallacanestro avellinese che dalla serie A è stata trascinata in B dalle vicende della “casa madre”. Diversamente dall’Us Avellino, è stato impossibile tirare fuori dalle secche il basket: la gestione “allegra” di De Cesare lasciò in dote 8 milioni di euro di debiti (secondo i primi calcoli della procura, trascritti nel ricorso di Fimmanò), impossibili a quel punto da colmare a causa dell’istanza di fallimento della procura e del conseguente sequestro dei conti e dei beni Sidigas. Non c’era alternativa alla retrocessione, per ridurre al massimo il budget annuale necessario; c’erano però forse altre strade su come portare da lì in avanti la storia del basket avellinese.
Scalella e Baldassarre, scrive Fimmanò, hanno deciso di lasciare la Scandone, “non si sa a che titolo” ( si legge testualmente nel ricorso), nelle mani del sindaco Gianluca Festa. L’ultimo passo compiuto da Scalella è quello di prelevare 40mila euro dai conti dell’Us Avellino, destinandoli, “non si sa perchè, data l’enorme massa debitoria a dire della procura, nelle casse della Scandone” scrive sempre Fimmanò.
Poi la scena viene lasciata al primo cittadino di Avellino. Che in conferenza stampa, il 28 settembre 2019, ringrazia gli stessi Scalella e Baldassarre, “di avergli permesso di gestire in prima persona la riorganizzazione della Scandone fino a permettergli di individuare il nuovo amministratore unico, Gerardo Santoli (imprenditore, nel cui gruppo di società figura anche la Dueg Holding srl, società che svolge attività in concorrenza con il gruppo Sidigas), e addirittura ottenere, da essi, l’impegno di separare nettamente la gestione finanziaria del sodalizio”: tutto quello che era riconducibile alla gestione fino al 26 settembre 2019 (cioè la massa debitoria) sarebbe stato di competenza esclusiva di Sidigas, mentre le attività finanziarie da quel momento in poi sarebbero state di responsabilità del nuovo amministratore unico. “Un inspiegabile frattura del concetto di continuità aziendale, per giunta in presenza della stessa proprietà” commenta Fimmanò.
L’avvocato si chiede come mai Scalella abbia permesso a un soggetto estraneo alla compagine sociale di gestire la Scandone e non abbia provveduto a rettificare quanto dichiarato dal sindaco Festa. “La realtà – prosegue Fimmanò – è che la coppia Scalella- Baldassarre non ha mai, sostanzialmente, supervisionato le attività impropriamente svolte dal sindaco (che non si comprende a quale titolo intervenga nell’amministrazione e/o comunque nelle scelte aziendali della società) e ha addirittura permesso che il Santoli pubblicizzasse una delle proprie attività (Due G Energy Holding – gas e luce) in palese concorrenza con il Gruppo Sidigas, attraverso due pubblicità, utilizzando il marchio Scandone”.
Non solo. In data 19 dicembre 2019 Baldassarre riteneva conclusa l’esperienza del presidente Santoli e provvedeva alla nomina di un nuovo commissario liquidatore nella persona del dott. Luciano Basile, il quale era stato nominato la settimana precedente revisore dei conti della Acs (Azienda Città Servizi), società al 100% del comune di Avellino, sempre sotto la guida del sindaco Festa.
“Nonostante la nomina del commissario liquidatore il sindaco Festa, nel giugno 2020, continuava a parlare per nome e per conto della Scandone, riferendo addirittura di un’offerta da parte della società al sodalizio Roseto per acquisirne il titolo di A2, dichiarando che in ogni caso la Scandone avrebbe partecipato almeno al campionato di B, nonostante i 6 punti di penalizzazione. Inoltre riproponeva, ancora una volta, la presenza di Santoli nella compagine di governo della società insieme ad un certo Gennaro Canonico”.
Da qui, conclude Fimmanò, emergono evidenti irregolarità poste dall’amministrazione di Sidigas nella gestione della sua controllata.
Anche in questo caso toccherà sempre al Tribunale delle Imprese fare chiarezza, a partire dalla massa debitoria, che la procura in un primo momento aveva fissato, nel momento del sequestro dei beni Sidigas, a otto milioni di euro, poi lievitati a circa 12 dopo una prima ricognizione della nuova governance della società, e che è arrivata a toccare, dopo un anno, i 23 milioni di euro, secondo le parole rilasciate da Scalella qualche settimana fa.
Il destino della squadra invece continua a rimanere decisamente poco chiaro e non tocca al tribunale stabilirlo. Ma nemmeno, ritiene De Cesare, al sindaco Festa.
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