L’Agenzia delle Entrate prevede 340mila controlli fiscali su partite iva, autonomi e piccole imprese
Una stretta che rischia di penalizzare ingiustamente molti contribuenti già vessati dalla pandemia, a partire dai codici Ateco esclusi dall'applicazione degli Isa per il 2020 e costretti a prolungate chiusure per effetto dei dpcm
Nel triennio 2021-2023 l’Agenzia delle entrate punta ad effettuare 340 mila controlli fiscali nei confronti di partite iva, autonomi e piccole imprese. Le entrate complessive che l’Agenzia prevede di recuperare sono stimate in 14,04 miliardi di euro per quest’anno, in 15,36 miliardi per il 2022 e in 15,32 miliardi per il 2023. Questi gli obiettivi definiti nell’ambito del Piano della performance per i prossimi tre anni predisposto dall’Agenzia delle entrate.
Obiettivi estremamente ambiziosi, in linea con la necessità di potenziare il contrasto all’evasione in un Paese che in Europa, su questo terreno, è secondo solo alla Grecia, che tuttavia contrastano con il contesto determinato dalla pandemia. Non si può non considerare, infatti, che molti di questi contribuenti, partite iva, autonomi e piccole imprese, la crisi ha avuto, e sta tutt’ora avendo, effetti dirompenti
Basti pensare alla lista dei codici Ateco che sono stati esclusi dall’applicazione degli Indici sintetici di affidabilità per il periodo d’imposta 2020 e hanno dovuto far i conti con chiusure prolungate imposte dai vari dpcm: per questi contribuenti, evidentemente, una verifica fiscale suonerebbe come una beffa o, peggio, come un ingiusto accanimento.
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