Mentre tutto crolla l’agroalimentare resiste grazie al boom dell’export trainato dall’agroindustria. Un balzo che non compensa il disastro del circuito Horeca

L’Istat ha rilevato, nel 2020, un crollo verticale dell’11,5 per cento del fatturato del comparto industriale. Si tratta del dato peggiore dal 2009. In tale quadro, però, il settore agroalimentare resiste con un fatturato sostanzialmente in linea con quello del 2019, ovvero con un calo di un solo punto percentuale, grazie al boom dell’export che fa segnare il record storico superando i 46milardi di euro con un balzo dell’1,4 per cento.

Dati che però, secondo l’analisi di Coldiretti, non devono ingannare. Soprattutto per quel che riguarda tutto l’indotto che gira attorno al circuito Horeca, ovvero bar ristoranti e catering. Si stima, infatti, che dall’inizio della pandemia sono stati persi 11,5 miliardi di vendite di vino e prodotti alimentari a causa di chiusure e limitazioni in questo settore. Solo per quel che concerne il settore vitivinicolo, che nella nostra provincia gioca un ruolo cruciale, nell’ultimo anno sono sparite, ovvero non sono arrivate sui tavoli di bar e ristoranti,  circa 200 milioni di bottiglie di vino.

In termini complessivi, dunque,  la produzione delle imprese del comparto alimentare tiene, trainata dalla domanda estera, in primo luogo dal mercato tedesco (+5,5%) e statunitense (+5,2%). E’ innanzitutto l’agroindustria a beneficiare di questo trend ed in termini complessivi le realtà che si muovono innanzitutto sull’export. Ma l’intera filiera delle piccole e piccolissime aziende agricole o vitivinicole che vivono dell’economia dei territori, la filiera della ristorazione degli agriturismo, che rappresentano la spina dorsale del comparto agroalimentare della nostra Irpinia, sono in enorme difficoltà.