Violenza sulle donne: la pandemia ha fatto aumentare le richieste di aiuto

I dati del report 2020 del centro "Alice e il Bianconiglio" di Avellino

Chiedono aiuto al telefono: si presentano, raccontano in lacrime e singhiozzando le angherie patite, vogliano essere ascoltate, si spingono fino al supporto psicologica, una carezza al tempo della pandemia solo virtuale. Poi, nulla. Dalle parole non si passa ai fatti: nessuna denuncia, c’è troppa paura. Il lockdown di marzo e aprile con tutto quello che ha potuto significare il confimanento domiciliare obbligatorio, poi la crisi economica, le relazioni che scarseggiano, la seconda ondata in autunno con le nuove misure restrittive, la didattica a distanza in forma prolungata. Situazione di disagio interiore e di relazione che al tempo del Covid si diffondono con la stessa velocità del virus e si manifestano con grande forza.
Donne, ragazze, bambini: sono loro ad aver pagato il prezzo più alto. Sono cresciuti del 30% le interazioni delle vittime con il centro antiviolenza “Alice e il Bianconiglio” di Avellino. Domani online la presentazione del report sulle attività svolte nel 2020. Sono 216 le donne prese in carico. Due, gli elementi di novità emersi nell’anno del Covid: l’età di chi chiede sostegno si è drammaticamente abbassata, ora sono ragazzine e ragazze a rivolgersi agli specialisti della struttura: oggi la fascia di età di riferimento è quella dai 16 ai 25 anni. Prima erano le 40enne a chiedere aiuto. Secondo dato rilevante: la donna matura, la moglie maltrattata trova il coraggio di denunciare, le più giovani invece no. Intensa anche l’attività svolta in carcere a Bellizzi: 30 donne la cui propensione a delinquere ha trovato origine nelle violenze subito da padri-padroni e mariti-aguzzini.

L’intervista cona sociologa del centro “Alice e il Bianconiglio” Caterina Sasso.

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