Un “Partito del Sud” (ma come ultima ratio)

C’è un detto che tante volte ho ascoltato nel dialetto irpino e che probabilmente per questa ragione m’ero convinto fosse stato coniato dalle nostre parti nel dopoguerra: “Chi allucca, mangia!”, “Chi grida, ottiene!”.

Mi sono ricreduto da tempo. Ma è stato Matteo Salvini – se volete, la Lega più in generale – ad annullare qualche mio ragionevole, residuo dubbio al riguardo: “Chi allucca, mangia” è “roba” della Lega. Ripeto: della “Lega”, non del Nord Italia. La prova ce la forniscono le cronache quotidiane, ed ancor più i “cinguettii” di Salvini, sempre più presente e saccente da quando l’emergenza sanitaria, economica e sociale da Covid ha (purtroppo!) richiesto un governo di (quasi) unità nazionale. “Purtroppo”, vale sottolineare l’opinione, per l’evidenza fallimentare del primo e del secondo governo Conte.

“Chi grida, ottiene!”. Fate mente locale, per stare agli ultimi esempi, sulla distribuzione delle dosi di vaccino, ed avete la prova plastica che “Chi allucca, mangia!”. Questo è accaduto almeno fino all’ultimo giorno della gestione Conte-Speranza-Arcuri. Dovevano arrivare Draghi e Figliuolo (Speranza è rimasto, ma non può più fare danni), e ci volevano le grida sacrosante di De Luca (ecco la riprova in positivo che “Chi allucca, mangia!”) perché la linea del governo cambiasse, fino a riconoscere il principio che il vaccino va distribuito “una dose per cittadino”, e non “più dosi per cittadino lombardo e solo mezza dose per cittadino campano”.

Va aggiunto subito che se Salvini – leggete pure Lega – ha potuto “alluccare e mangiare” alla tavola del vaccino, ciò gli è stato consentito dal silenzio – aggiungeremmo “assenso” – del Pd di Zingaretti-Franceschini-Bonaccini & Compagni Leu, e del M5S di Grillo-Conte-Di Maio. Con la Meloni alla finestra prudentemente equidistante dai quattro punti cardinali, convinta ormai com’è d’essere stata investita d’una missione politica biblica: interpretare e presidiare il centro di gravità universale permanente.

La domanda che a questo punto sale spontanea è la seguente: possiamo stare dalla mattina alla sera e poi ancora, ogni santo giorno, dalla sera alla mattina, noi del Sud, ad imitare Salvini, ossia ad “alluccare” per “mangiare” quel tanto giusto che ci tocca e che, puntualmente, non ci vien dato né in tempi ordinari né tanto meno in situazioni straordinarie – drammaticamente straordinarie – come quella che stiano vivendo da 14 mesi?

Esemplifichiamo in estrema sintesi la realtà politico-istituzionale degli ultimi tre anni. Il 4 marzo 2018 il M5S ha stravinto le elezioni grazie soprattutto al plebiscito registrato al Sud. Il 4 marzo 2018 il M5S ha riempito il Parlamento di deputati e senatori meridionali. C’è oggi qualcuno che possa dimostrare – per alligata et probata – che la linea del governo gialloverde a trazione grillina, prima, e giallorosso e ancora a trazione grillina, dopo, abbia fatto cambiare d’una virgola la disattenzione storica verso il Mezzogiorno d’Italia? Quali fatti concreti capaci di stimolare ricchezza e sviluppo – al di là dell’abbuffata d’ improduttivi redditi di cittadinanza – ha generato il voto del 4 marzo 2018?

La verità è che ha vinto, ancora e sempre, il “Partito del Nord”. Più corretto dire il “Partito della Ricchezza del Nord”: che è innanzitutto Lega, ma anche il Silenzio Pd e l’Impotenza (o Incapacità, scegliete voi!) 5Stelle.
La verità è che la Falsa Rivoluzione del 4 marzo ha prodotto ulteriori danni per il Sud: grazie ai 5Stelle, ma anche grazie, e azzarderei un soprattutto, al Pd: perché, essendo quest’ultimo l’unico partito “strutturato”, come amano definirlo i suoi dirigenti, poteva e non si è opposto alle politiche squilibrate a favore del Nord con il Conte gialloverde, e nella stessa misura poteva e non ha sostenuto politiche di riequilibrio pro Sud con il Conte giallorosso.

Ora – morale della realtà, considerato che le favole non possono più interessarci – ci tocca confidare in Draghi. Ma stavolta “alluccando”, come sta giustamente facendo De Luca, od anche con i modi sobri, gentili ed efficaci della ministra Mara Carfagna: le uniche due voci che stanno attualmente gridando l’allarme per la Campania e per il Sud nel deserto della politica Pd, 5Stelle, Fratelli d’Italia e, naturalmente, Lega.

Dobbiamo confidare in Draghi – che grazie a Dio, nell’attuale gerarchia della “Realpolitik”, è un Re rispetto ad un qualsiasi Conte – ma stavolta senza starcene con le mani giunte, né alzando il pugno chiuso e men che meno rievocando saluti a mano aperta e braccio teso: queste simbologie sono morte e sepolte, fallite, superate dalla storia e dal tempo. Dobbiamo convintamente confidare in Draghi, sperando che non serva organizzare un “Partito del Sud”. Al quale, però, non sarebbe inopportuno dedicare un pensierino: nel caso – non si sa mai – dovessimo ridurci, anche con Draghi, all’ingannevole attesa di Godot.

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