Aste giudiziarie, Genovese ancora da Woodcock per nuovo interrogatorio

E' stato l'ex consigliere della Lega a chiedere di essere ascoltato

Aste giudiziarie, il procuratore antimafia Henry John Woodcock è tornato ad Avellino per ascoltare, per la seconda volta dopo l’arresto, l’ex consigliere comunale della Lega Damiano Genovese. E’ stato lo stesso Genovese a chiedere di essere sottoposto a un nuovo interrogatorio, che si è svolto presso il comando provinciale dei carabinieri.

Il figlio del boss Amedeo, a suo tempo a capo dell’omonimo clan, nel rispondere alle domande di Woodcock, ha dichiarato ancora una volta la sua totale estraneità ai fatti che gli vengono contestati. Genovese è accusato di associazione a delinquere di stampo mafioso, turbativa d’asta e voto di scambio politico mafioso.

In particolare il pool antimafia di Napoli, attraverso le intercettazioni, sarebbe riuscito a ricostruire il suo ruolo di collante tra i fratelli Galdieri e le famiglie Forte e Aprile. In una intercettazione Pasquale Galdieri, detto Milord, a processo in qualità di boss del Nuovo Clan Partenio, chiede espressamente a Genovese di fare da tramite con Livia Forte: un vero e proprio mandato a intercedere con i “Tretre” per permettere di far entrare anche il suo clan nel business delle aste giudiziarie. Livia Forte è imparentata infatti con Genovese, che ne ha sposato la nipote.

Ma Genovese davanti a Woodcock ha ribadito di non aver avuto nessuno ruolo nella vicenda. “Sono sempre stato in pessimi rapporti con la Forte e soprattutto Pasquale Galdieri non aveva affatto bisogno di me per entrare in affari con Livia, dato che lei aveva già un legame molto stretto con Nicola Galdieri”: ha spiegato Genovese al procuratore precisando che il fratello di Milord si occupava da tempo, con la sua ditta edile, di riqualificare gli appartamenti di proprietà della Forte.

Genovese è entrato poi nel merito delle accuse e degli episodi contestati, dai quali non emergerebbe mai che l’ex volto della Lega abbia realmente assecondato le richieste dei Galdieri. A supporto della tesi Genovese ha fatto notare a Woodcock di essersi interessato, come emerge dalle accuse della Dda, solo di un paio d’aste, ma solo perchè glielo avevano chiesto i suoi parenti che erano gli esecutati in questione. Il suo intervento sarebbe avvenuto solo per provare ad aiutare i familiari, ma assolutamente non il clan, che da quelle aste non trasse nessun vantaggio nè rendita economica.

Dopo la deposizione e la sua collaborazione con gli inquirenti, ora gli avvocati di Genovese stanno valutando di richiedere nuovamente l’attenuazione delle misure cautelari, sperando di ottenere la scarcerazione del loro assistito, detenuto nella casa circondariale di Bellizzi

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