I matrimoni sono calati, ma il Covid non c’entra niente

Lo rivelano gli ultimi dati diffusi dall'Istat

Covid a parte, crollano i matrimoni e non c’entrano né scelte religiose né ideologiche. Ad incidere, invece, sono ragioni di opportunità: da quelle professionali a quelle economiche e finanziarie. Lo rivelano i dati diffusi recentemente dal servizio demografico Istat. Abbiamo preso a riferimento il decennio 2010-2019, dunque prima dell’emergenza sanitaria che ha fatto saltare tutti gli schemi. La provincia di Avellino ha perso mezzo punto percentuale sul fronte del quoziente di nuzialità, vale a dire il rapporto tra evento e popolazione. Vediamo le cifre: in 10 anni persi circa 300 matrimoni all’anno. Si è passati dalle 1.727 celebrazioni del 2010 alle 1.418 del 2019. In calo sia le unioni con rito religiose che quelle con rito civile. “E’ soprattutto la protratta permanenza dei giovani nella famiglia di origine a determinare il rinvio delle prime nozze”. Questa è dovuta a molteplici fattori: aumento diffuso della scolarizzazione e allungamento dei tempi formativi; difficoltà nell’ingresso nel mondo del lavoro e condizione di precarietà del lavoro stesso; difficoltà di accesso al mercato delle abitazioni. “L’effetto di questi fattori, osserva l’Istat, si amplifica nei periodi di congiuntura economica sfavorevole, spingendo i giovani a ritardare ulteriormente, rispetto alle generazioni precedenti, le tappe dei percorsi verso la vita adulta, tra cui quella della formazione di una famiglia”.

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