Piano di zona, non c’è limite al peggio: comune in silenzio, i sindaci si rivolgono a prefetto e regione

Il caos dei servizi sociali. Il comune di Avellino continua a negare carte e documenti della nuova azienda consortile ai sindaci, l'assemblea di conseguenza non riesce a riunirsi: il presidente Picariello ha richiesto l'intervento della prefettura e della regione

Servizi sociali nel caos, e purtroppo i risultati si vedono: i cittadini avellinesi e dei comuni appartenenti al piano di zona A04 possono tastare con mano l’assenza di politiche sociali degne di questo nome. Carenza di progettazione, soldi non spesi, ritardi nella programmazione, servizi al lumicino e male organizzati. Fasce deboli, famiglie indigenti, anziani, disabili, lasciati praticamente con una scarsissima assistenza. Un esempio per tutti: il piano di zona in sedici comuni non è riuscito ad aprire e gestire UN asilo nido pubblico, addirittura il capoluogo non riesce a offrirne uno ai suoi 50mila abitanti.

D’altra parte anche lo stesso comune di Avellino, capofila dell’ambito, è cosciente della sua inefficienza: rispondendo a precisa richiesta del consigliere d’opposizione Nicola Giordano, i dirigenti del settore hanno certificato, mettendolo nero su bianco, che per sei anni, dal 2013 al 2019, non esiste nessuna rendicontazione dei servizi erogati, delle persone assistite, dei soldi spesi dal piano di zona. Praticamente i servizi sociali sono degli spettri. Non le cooperative che li gestiscono e che assumono personale però: loro ci sono eccome, da dieci anni sono sempre le stesse società ad accaparrarsi gli appalti, nonostanti gli scarsi risultati prodotti.

CI si attendeva, in base agli annunci della campagna elettorale, un cambio di passo da parte del sindaco di Avellino Gianluca Festa. I fatti raccontano altro. Non ritorniamo sui ritardi dell’approvazione della programmazione del 2018 (siamo nel 2021!), o sulla mancata nomina del direttore generale, con revoca del bando per una contestazione delle procedure adottate dagli stessi dirigenti che l’avevano portato avanti. Al di là di quanto avvenuto in passato, è il presente che preoccupa. Solo all’ultimo momento utile, il 31 dicembre 2020, l’ultimo dell’anno, Festa ha riunito d’urgenza l’assemblea dei sindaci per varare la nuova azienda consortile, che avrebbe dovuto imprimere un cambio di passo nella programmazione delle politiche sociali. Sono passati da quel giorno cinque mesi, non è cambiato nulla.

Tutto è rimasto fermo, l’assemblea dei sindaci non si è mai riunita. O meglio, non si è mai potuta riunire. Il presidente dell’assemblea Nunziante Picariello, sindaco di Capriglia Irpina, da mesi sta richiedendo al comune di Avellino di avere tutti gli atti e i documenti propedeutici alla partenza del consorzio.  Nessun piano di programma nè contratto di servizio, non si conosce il budget economico triennale nè il piano degli indicatori di bilancio. Per di più, Picariello ha richiesto anche l’elenco dei professionisti e degli operatori assoldati in gran numero dalle cooperative. Ma da palazzo di città, nonostante le reiterate richieste, non sono arrivate risposte. Il direttore generale dell’azienda consortile Vincenzo Lissa (scelto da Festa a guidare il consorzio nonostante in vita sua non si sia mai occupato di politiche sociali), fino ad oggi non ha presentato nemmeno uno dei documenti richiesti.

Così nel frattempo l’assemblea dei sindaci non si riunisce e non si hanno notizie della programmazione dei servizi del 2019 (!), tanto che sul punto è arrivata anche la strigliata della regione, per bocca dell’assessore regionale Lucia Fortini. E proprio a lei, e non solo, si è rivolto ora il sindaco di Capriglia, con una lettera indirizzata a Palazzo Santa Lucia e anche al prefetto di Avellino Paola Spena, sottolineando l’ostruzionismo del comune di Avellino che non permette la ripartenza dei servizi sociali.

Vedremo quali saranno le risposte, nel frattempo gli ultimi continuano a rimanere sempre più ultimi, nella ridente città di Avellino.

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