Sidigas, doccia fredda per De Cesare: le quote societarie restano sotto sequestro

Il sequestro dei beni Sidigas è stato ridotto da 97 a 11 milioni di euro, ma il gip del tribunale di Napoli ha deciso di tenere bloccate le quote societarie di De Cesare. La società resta nelle mani di Baldassarre e Scalella

L’inchiesta Sidigas è passata da Avellino a Napoli, il maxi sequestro dei beni è sceso da 97 milioni di euro a poco più di 11 milioni, ma cambia poco per Gianandrea De Cesare, che resta tagliato fuori dalla guida del suo gruppo.

Il gip del tribunale di Napoli Linda Comella per coprire il nuovo sequestro, letta la relazione della guardia di finanza di Avellino e le valutazioni sul patrimonio dell’imprenditore partenopeo, ha inserito anche le quote societarie appartenenti a De Cesare. La società resta dunque nelle mani del custode giudiziario Francesco Baldassarre e dell’amministratore da lui nominato Dario Scalella.

L’ennesima doccia fredda per De Cesare, estromesso dalla guida del gruppo dal momento in cui la procura di Avellino gli applicò il primo maxi-sequestro, dopo aver accertato un evasione d’Iva pari a circa 8 milioni di euro più debiti con l’erario per un totale di circa 60 milioni di euro, a cui aggiungere i debiti con i fornitori.

Da quel momento le sorti del gruppo sono passate nelle mani del duo Baldassarre-Scalella, che dopo il ritiro dell’istanza di fallimento della procura hanno messo a punto il piano di ristrutturazione, a cui inizialmente aveva dato l’ok lo stesso De Cesare. Ceduta l’Us Avellino alla Idc, Scalella e Baldassarre hanno concluso anche l’accordo sulla cessione della Sidigas.com, ovvero il settore commerciale del gruppo (il cosiddetto pacchetto clienti), acquisito dalla Iren che nei prossimi giorni, dopo che il piano di ristrutturazione è stato definitivamente omologato anche dal tribunale di Napoli, perfezionerà l’acquisto per un cifra di poco inferiore ai 30 milioni di euro. Liquidi che serviranno a coprire parte dell’esposizione debitoria della Sidigas.

De Cesare nel frattempo, valutando i conti della società approvati da Scalella e Baldassarre (riferiti alla sua gestione), che mostravano un’azienda in discreta salute capace di generare cinque milioni di euro di utili nel 2019, aveva cercato di frenare la vendita della Sidigas.com, contestando anche l’operato dell’amministratore e del custode giudiziario che starebbero, a suo dire, svendendo gli asset aziendali. Non solo, secondo De Cesare Baldassarre e Scalella avrebbero anche compiuto gravi irregolarità di gestione del gruppo, a partire dall’autoassegnazione di lauti stipendi: sul punto pende ancora un ricorso presso il tribunale delle imprese di Napoli.

Per questi motivi De Cesare sperava di rientrare, dopo la notevole riduzione del sequestro a suo carico, in possesso delle quote societarie, ritornando così alla guida della società: sarà invece costretto a continuare a guardare. Probabile che l’ex patron presenterà nei prossimi giorni ricorso al Riesame contro il nuovo sequestro, per provare a ridurre ancora di più la cifra e così liberare le quote sociali.

Nel frattempo Scalella e Baldassare continueranno a portare avanti il loro lavoro di risanamento dell’azienda: nelle loro mani resta dunque anche il futuro della Scandone, chiamata nei prossimi 60 giorni a definire il concordato preventivo per salvare la propria storia sportiva

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