Venti anni fa l’attacco all’America che sconvolse le nostre vite. Da quel momento avremmo imparato a sentirci parte di un mondo globale. Anche qui, all’ombra dei nostri campanili

Ognuno di noi ricorda esattamente dov’era l’11 settembre di 20 anni fa, alle 14.45, quando le immagini della devastazione irruppero nell’inerzia di un martedì qualunque

Ognuno di noi ricorda esattamente dov’era l’11 settembre di 20 anni fa, alle 14.45, quando le immagini della devastazione irruppero nell’inerzia di un martedì qualunque. Rimanemmo incollati allo schermo televisivo per ore, ad osservare l’apocalissi, e quando l’atroce verità prese definitivamente il sopravvento sullo sgomento, ci ritrovammo in un mondo nuovo, in un mondo in guerra. Il primo schianto, poi il secondo, le immagini confuse dal pentagono, la notizia di un terzo e poi di un quarto dirottamento, i corpi inermi che cadevano nel vuoto, Manhattan avvolta nelle fiamme e nella polvere, l’Occidente piegato, sotto attacco, e noi, che da quel momento avremmo imparato a leggere il mondo con occhi diversi, a convivere con la paura che ancora oggi ci accompagna, a sentirci anche qui, all’ombra dei nostri campanili assiepati sui pizzi di questo Mezzogiorno lontano, parte di un mondo globale. Un mondo che vive nelle tante esperienze di integrazione e solidarietà che animano la vita dei nostri borghi, nelle aule delle nostre scuole dove vivono e si rafforzano, ogni giorno, i valori dell’umanesimo, a fondamento di una società aperta e solidale.

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