Piano di zona, Festa non demorde e approva gli atti con un’assemblea “corsara”

Succede di tutto nell'ambito A4, che gestisce le politiche sociali di Avellino e di altri 15 comuni. Pur di evitare il commissariamento, Festa assieme a soli altri 4 comuni approva gli atti mancanti dell'azienda consortile con una seduta lampo, definita però dagli altri sindaci illegittima. Si preparano ricorsi in Regione e forse anche alla procura

Piano di zona, non demorde il sindaco Gianluca Festa e grazie a un’assemblea “corsara” approva, con il voto a favore di cinque comuni su sedici, il regolamento che gli mancava per provare ad evitare in extremis il commissariamento della Regione Campania. Non è detto che basti, l’assessore regionale Lucia Fortini aveva chiesto anche la nomina dell’intero Cda dell’azienda consortile, servirà la convocazione di un’altra riunione dei sindaci, ma intanto Festa manda un segnale ai colleghi che finora si sono sfilati.

Lo fa però in una maniera ritenuta assolutamente illegittima da parte degli altri primi cittadini. La seduta è infatti stata convocata non dal presidente dell’assemblea, il sindaco di Capriglia Nunziante Picariello; a farlo ci ha pensato il sindaco di Tufo, pur non avendone titolo. Tra l’altro Donnarumma non si è nemmeno presentato, lasciando la sua delega al primo cittadino di Altavilla, che ha presieduto la seduta. Al suo fianco i rappresentanti di Petruro, Avellino e Grottolella, che dopo aver approvato il regolamento si sono giustificati dicendo che lo statuto prevede, in assenza del presidente, che il consigliere anziano possa convocare l’assemblea. Il presidente invece aveva diffidato i colleghi ad autoconvocarsi, dato che non era stato interpellato; i sindaci di Tufo e Grottolella sostengono il contrario, ovvero che gli era stato richiesto e si fosse rifiutato. Picariello, contattato al telefono, smentisce la ricostruzione e ora annuncia di contestare gli atti in Regione e forse addirittura in procura.

A questo punto Festa è riuscito a trascinare le politiche sociali: alla Regione ora l’ultima parola

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