L’IRPINIA “NORMALE” È ORMAI UNA NECESSITÀ

È cosa già nota, forse per qualcuno perfino scontata, ma ci pare doveroso sottolinearla e commentarla in maniera a nostro avviso appropriata: l’Irpinia della gente comune, ovvero l’Irpinia “normale”, è molto avanti – nell’idealità, nella condotta democratica, nella maturità del pensiero e nei comportamenti concreti – rispetto all’Irpinia della politica, che resta di converso priva di etica, autoreferenziale e spadroneggiante, visibilmente infantile, arrogante e nullafacente, in una parola “Insopportabile”.

Prendete come ultimo esempio la “prova” del Green Pass obbligatorio, da venerdì scorso, per tutti i lavoratori. Dai dati ufficiali emerge che la provincia di Avellino ha raggiunto percentuali di “certificazioni”, strettamente legate ai numeri del ciclo completo di vaccinati, addirittura sopra la media nazionale.

Il merito va ascritto ai singoli lavoratori di tutte le categorie, che hanno mostrato senso di responsabilità encomiabile; ma più generalmente anche alle parti sociali – sindacati e imprenditori – che in perfetta sintonia hanno svolto un’intensa campagna di sensibilizzazione. E sarebbe ingiusto sottacere, ancora al riguardo, l’utile pressione esercitata con costanza dai vertici e dal personale medico e infermieristico del nostro sistema sanitario provinciale.

È scontato che le eccezioni non potevano affatto mancare. Teste vuote o troppo calde si trovano nella varia umanità di tutti gli angoli del mondo. Sicché è stato inevitabile osservare da noi lavoratori un tantino anarchici-individuali, pochi medici e pochi infermieri incoscienti, qualche sindacalista e qualche imprenditore fuori riga. Insomma, le eccezioni che al fondo delle cose confermano la normalità, diremmo la “bellezza”, della gente irpina.

Siamo stati, insieme, lo specchio della “bellezza” della nostra Italia. Di quella Italia che nelle emergenze sa rispondere con tutte le energie di cui è dotata, sa rimboccarsi le maniche, accetta il sacrificio e lo tramuta in utilità; e che proprio nelle emergenze riesce assai spesso ad essere esempio da emulare, a dare lezioni al mondo intero.

Questa Italia è stata interpretata a perfezione da Mario Draghi fin dal suo insediamento a Palazzo Chigi voluto da un altro Grande Italiano, il Presidente Mattarella. Nella lunga e tesa vigilia dell’obbligo generalizzato del Green Pass, abbiamo vissuto situazioni gravissime con i fatti delinquenziali – anche politicamente tali – di alcune “piazze” del Paese, ma di Roma soprattutto. Ed abbiamo temuto il peggio per ciò che sarebbe potuto accadere all’ora X del Green Pass.
Un po’ tutti abbiamo immaginato un “Venerdì Nero”. C’erano stati tentavi anche molto espliciti di intimorire Palazzo Chigi. Era stato tentato un braccio di ferro con il Presidente del Consiglio, dando vita perfino a segnali ricattatori, qualche parte politica si era mossa con “consigli” a dir poco ambigui, immaginando di poterne trarre vantaggi elettorali dall’area dei No Vax-No Green Pass qualora il Capo del governo avesse abboccato.

Ma qui, ancora una volta, Mario Draghi ha interpretato alla perfezione la Bellezza dell’Italia delle emergenze: ha tirato dritto, non ha concesso nulla ai violenti e ai facinorosi, né tanto meno alla politica del tanto peggio tanto meglio di destra e di sinistra. In una parola ha dimostrato, Draghi, di essere uno Statista: autorevole e carismatico, trasparente e credibile, democratico e pragmatico.
Il risultato è riassunto in ciò che le cronache hanno potuto serenamente riferire venerdì sera e in maniera più compiuta sabato. Non è successo niente di quanto si era temuto. Ha vinto l’Italia della responsabilità. Sull’esempio del Presidente del Consiglio, il Paese normale non si è piegato al ricatto, a chi ha alzato la voce, alla sparuta minoranza di delinquenti comuni e politici. Il paese normale non è rimasto indifferente. Ha reagito esibendo il Green Pass con fierezza, lo ha fatto “sventolare” come una bandiera di civiltà, ha imposto la ragione sul sonno delle coscienze.

È stato confortante, diremmo “molto bello”, notare l’Irpinia nella fascia altissima dei territori italiani con la migliore performance comportamentale dinanzi alla prova Green Pass. Un atteggiamento di grande responsabilità tanto più lodevole se rapportato alla realtà di una provincia che ha notevoli problemi di occupazione, di Pil, di infrastrutture, di servizi sociali. E di classe dirigente politica e amministrativa, appunto.

È auspicabile, adesso, che lo straordinario esempio di “normale” responsabilità, fornito dall’Irpinia della gente rispetto all’ultima fase della vicenda Covid, irrompa e s’imponga nella realtà stagnante della vita politica e istituzionale di questa provincia. Servono segnali forti. Serve far capire che la gente normale non si rassegna al miserabile dormiveglia di una classe dirigente per caso. Che non tollera più le stravaganze gestionali, gli abusi di potere e le ostentazioni di prestigio che poggiano sulla nullafacenza. Che non è più disposta a girare la testa dall’altra parte. Insomma, che ha finalmente voce sufficiente per poter gridare: “Basta: la ricreazione è finita”.

L’Irpinia “normale” del Green Pass non è più soltanto un dovere civico: ormai è una necessità.

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