È anche mia figlia

È “anche” mia figlia, Mahiubin Hakimi, aveva solo 18 anni e una voglia, incredibile, di vivere la sua età legandola ad una passione: la pallavolo. Oggi mi vesto con gli abiti della madre, di quella sventurata e prendo, per un attimo, i suoi occhi, limpidi. Testimoni, increduli, di un inaspettato ed accecante orrore. Sono in casa, bussano alla porta. Apro e un uomo, con fare irruento e pauroso, mi punta un mitra alla faccia, in una mano ha la testa, decapitata, di mia figlia. Cado sulle ginocchia, provo a urlare ma lui spinge la canna nella bocca, mi spacca due denti. La mia bambina, il fiore del mio deserto, è stata barbaramente uccisa perché, con l’avvento dei Talebani in Afghanistan, fare sport è diventato un peccato “mortale”. Allora crollo e lo imploro di finire, con il mio cranio, quella innaturale mattanza. Lui non mi ascolta anzi mi sputa in faccia e con un calcio del fucile mi spacca uno zigomo. Urla che debbo cucirmi la bocca, non dire nulla altrimenti avrebbe ucciso tutta la mia famiglia, risparmiandomi la vita solo per farmi soffrire mille e mille volte tanto. Non so voi, ma io ho ancora, il dolore di quella madre che brucia nello stomaco e nella gola come un incendio senza sosta. Io non so dove vada a finire il cielo, non so in che punto preciso esista il distacco tra la terra e quello spazio sovrastante che ci ricopre la testa senza pesare e senza farsi sentire ma so dove, esattamente, vanno a finire le urla di quelle donne che vengono barbaramente trucidate da “uomini” senza pietà e senza scrupoli. Si infilano nel cuore di ogni “sorella ideale”, anche di quella che non ha avuto l’onta, acidula, di sentire il sapore della violenza. Quella pastosa mistura di sangue e lacrime che offende le papille e stravasa nella sofferenza più atroce. È lì che scavano un buco profondo per tentare di smuovere quante più coscienze possibili e pregare perché mai più avvenga quel martirio.
Eppure chiamare questi “esseri” col termine “uomini” è un errore. Vi spiego perché. Ai tempi del liceo, il mio professore di biologia, oggi Preside, il carissimo Gerardo Vespucci, tenne una bellissima lezione sulla suddivisione degli organismi viventi in REGNI. Volendo, in questo caso, semplificare se ne considerano 5, precisamente: Monera, Plantae, Animalia, Funghi, Protista. Gli esseri umani dovrebbero, per forza di cose, appartenere al terzo regno ma io mi soffermerei decisamente sul primo [lasciando in una nota una brevissima spiegazione degli altri quattro1 ] e quindi sui “batteri”. Questi hanno una cellula procariotica (primitiva) senza un involucro nucleare che separa il DNA dal resto della cellula. Considerati organismi unicellulari, perché formati esclusivamente da una sola cellula, comprendono gli archebatteri (i più primitivi) e gli eubatteri (i “veri batteri”). Il termine deriva dal latino (monera) e dal greco (μονήρης) e significa solitario. Non avendo concorrenti le monere si diffondono in quasi ogni ambiente del pianeta, anche nelle nicchie ecologiche con condizioni particolarmente ostili. Ancora oggi sono diffusi in quasi la totalità degli ambienti del pianeta, riuscendo a resistere anche a condizioni particolarmente estreme, in assenza di ossigeno o ad elevate temperature. E dunque possiamo sicuramente inserire, questi esseri violenti e assassini nel regno delle monere, nella categoria “batteri cattivi” – perché esistono anche “batteri buoni” pensiamo, ad esempio, alle colonie batteriche presenti nel nostro apparato digerente fondamentali nel processo di digestione – e sperare che presto si trovi un “antibiotico” potentissimo capace di debellarli, finalmente, dalla faccia della terra. Tuttavia, fino ad allora, il nostro compito, non solo di chi scrive ma della totalità degli esseri umani (degni rappresentati del regno animale, nell’accezione più positiva del termine), sarà quello di NON RIMANERE IMMOBILI O DISTACCATI rispetto a queste sistematiche violazioni dei diritti umani per impedire, con ogni mezzo possibile, la riedizione di un nuovo Olocausto, stavolta tutto al femminile. Perché quella ragazza è “anche” mia figlia, è “anche” vostra figlia… insieme a tutte le altre vittime dei cosiddetti “batteri cattivi”.


1 Al secondo (Plantae) appartengono organismi formati da una cellula eucariota, cioè con un involucro che separa il DNA dal resto della cellula, e che svolgono la fotosintesi clorofilliana per produrre zuccheri necessari al loro metabolismo. La loro parete cellulare è costituita prevalentemente da una sostanza definita cellulosa. Al terzo (Animalia) appartengono organismi eucariotici pluricellulari costituiti da una cellula animale che è in grado di cambiare forma nel corso della sua esistenza (gli esseri umani fanno parte di questa categoria). Al quarto (Funghi) appartengono individui costituiti da cellule filamentose chiamate ife (oppure micelio primario). Una differenza sostanziale tra il Regno dei funghi e quello delle piante sta nella composizione chimica della parete cellulare: in quella delle piante è presente la cellulosa, in quella dei funghi la chitina. All’ultimo (Protista) appartengo organismi con cellula procariotica e che svolgono la fotosintesi, ma mancano della suddivisione del corpo in un cormo (radici, fusto e foglie) come accade nelle piante.

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