IL BUONO DA UN ALTRO MONDO: UN RACCONTO

Nel formularvi i miei più sinceri auguri di un sereno Natale, ho deciso, per il consueto appuntamento quindicinale, proprio perché ricade in questo giorno speciale, di fare uno strappo alla regola.
Così come per il sabato santo della Pasqua scorsa, quando cercai di differenziarmi dedicando l’articolo alla scienza divertente con l’assegnazione degli IG Nobel, questa volta rivestirò la scienza con un po’ di positiva fantasia portandovi nel midwest rurale americano, sul finire degli anni cinquanta – più o meno, stando alla sua stesura –.

Sto parlando di un racconto che, anche se non ha l’ambientazione natalizia, ha la capacità, comunque, di scaldare il cuore. Perché questa è la magia del Natale: quella di portare tenerezza e amore in ogni uomo. Da quelli di buona volontà ai più duri e refrattari all’amore, come certi personaggi di Dickens tipo Sgrooge di Cantico di Natale o il Grinch nell’omonimo film di Ron Howard.

Per dirla tutta dovrebbe farlo – e lo speriamo tutti – anche coi sassi della grandezza di un pugno – fatti di duro granito – che sostituiscono i cuori delle guardie di confine tra Bielorussia e Polonia che in questi ultimi mesi hanno surclassato per crudeltà inaudita quello di Erode della Natività con un atteggiamento molto più assurdo e aberrante perché sopravvissuto a duemila anni di inutile progresso, quanto a solidarietà.

Il racconto, L’aggeggio (The contraption), è dello scrittore di fantascienza americano Clifford D. Simak e come dico nell’accompagnamento su YouTube: – Scoperto a quindici anni. Quelle letture che indirizzano le tue future scelte letterarie –.

Infatti è da allora che tra le mie letture preferite, largo spazio lo offro alla fantascienza.
Confesso, nelle scelte mi sono fermato ormai all’ultimo Philip Dick o a Brian Aldiss. Come per la musica rock e il jazz mainstream mi sono fermato ai “classici”; cyberpunk o weirdfiction non fanno per me. Sarà per l’età ma sono rimasto affezionato alle saghe del Ciclo delle Fondazioni di Asimov o a quella di Dune di Frank Herbert.

Niente paura però, per i non amanti del genere fantascienza. Il racconto ha ben poco di tecnologico, se non la tipica visitina aliena al nostro pianeta, corredato dall’immaginifico velivolo spaziale di quegli anni: “soltanto un pezzo di metallo, come due piatti uniti insieme, con un orlo nel mezzo, proprio come vi sarebbe stato un orlo, se avessi messo insieme due piatti” scrive l’autore.

Qualche parola sullo scrittore.

Di tutti gli autori di fantascienza classica: Bradbury, Heinlein, Pohl, Clarke, Clifford Donald Simak è considerato il rappresentante della “fratellanza universale”. La sua prolifica produzione letteraria è caratterizzata da un positivismo di fondo, un comune senso del destino che accomuna le esistenze dell’intero universo.

Sensibilità ed empatia che sono ben presenti in questo racconto dove due sventurati extraterrestri precipitati sulla Terra e destinati a morte sicura trovano comunque la maniera di confortare con aliena – e al tempo stesso umana – compassione un maltrattato ragazzo orfano, aiutandolo a convertire il cuore di pietra dei suoi zii adottivi.

P.S. La lettura del racconto la postai in rete due anni fa, per destinarla all’ascolto dei miei ex alunni di scuola, in prossimità del Natale. Mi scuso se la voce non ammalia come quella di Luca Ward, anzi tutt’altro, ma tant’è.

Però, vi assicuro, il racconto merita la vostra attenzione. È la classica bella storia che spero possa allietarvi un po’ il Natale, anche quest’anno caratterizzato dalla sciagurata temperie della pandemia. Speriamo che nel prossimo diventi solo un triste ricordo.

Ancora i miei più cari Auguri !!!

Questo il link del video:
https://www.youtube.com/watch?v=HY2DtiUzFGo&t=249s

I commenti sono chiusi.