IL QUIRINALE? SIGNORE PIETÀ

Sia consentito anche a noi – non parlamentari, non rappresentanti delle Regioni, ma comuni mortali cittadini – di esprimere qualche opinione in vista dell’elezione del nuovo Presidente della Repubblica. Vogliamo farlo con la stessa leggerezza con cui Grandi Elettori e politici a qualsiasi titolo hanno sin qui trattato l’argomento, quando mancano solo pochi giorni alla prima chiama delle Camere in seduta congiunta. E ci piace farlo, chiedendo venia all’Altissimo e a Santa Romana Chiesa, usando come mantra l’invocazione liturgica “Signore pietà”, mai tanto appropriata per tutto ciò – poveri noi! – che ci sta toccando di leggere e sentire.

Dunque, cominciamo da lui, da Silvio, ufficialmente candidato al Colle dal centrodestra unito. Non diciamo nulla di nuovo e di “blasfemo” affermando che Berlusconi un po’ Padreterno sceso in terra davvero crede d’esserlo; e un po’ – siamo sinceri – gliel’hanno fatto credere. Da una parte, gliel’hanno fatto credere i carrieristi approfittatori senza scrupolo che diversamente mai e poi mai sarebbero arrivati in Parlamento o nelle sue Tv o nelle altre aziende del Gruppo. Dall’altra, gliel’hanno fatto credere le donnine – se preferite, le fidanzatine – che gli hanno spillato una montagna di soldi illudendolo che da una certa età in poi gli anni si contano al contrario, per cui non arriva mai il tempo di volgere lo sguardo ai giardinetti, e che si può invece scalare il Colle senza sforzarsi più di tanto.

Tuttavia, Silvio è un simpaticone. E diciamo la verità: è anche più intelligente, più furbo, più lucido e più politico di tanti presunti leaderini che conoscono l’arte della politica come il sottoscritto è ferrato in Fisica Nucleare.

Il problema è che i leaderini testé accennati – tra poco ne citiamo qualcuno – hanno sottovalutato le “intriganti” capacità relazionali di Berlusconi. Sicché – come ha ben detto un giornalista e storico eccellente e serio, qual è Paolo Mieli – il Cavaliere i numeri necessari in Parlamento può averli e tanto più: poco importa, ci permettiamo di aggiungere, come li ottiene. Non è forse vero che le vie del Signore (e dei signori) sono infinite?

Ciò (troppo a lungo) detto – però più avanti saremo brevi – è altrettanto vero che Silvio è improponibile per quella carica: non perché sia genericamente “divisivo”, eufemismo utilizzato con grande ipocrisia dai dem e dai 5 Stelle; ma più semplicemente perché non può e non deve fare il Presidente della Repubblica uno che è stato condannato per evasione fiscale nello Stato di cui vorrebbe oggi diventare Presidente.

Qui il problema non è di natura costituzionale, tanto più che la pena l’ha pure scontata, ma d’irrinunciabile etica politica e sociale. Per altro verso, oltre la condanna c’è un altro problemino che un po’ tutti stanno coprendo con la foglia di fico: una parte della vita privata di Berlusconi, quella delle donnine e dei festini, è diventata troppo pubblica per sottacere che ci sia una questione morale e d’immagine niente affatto trascurabile. Giusto per citare uno degli effetti scontati il giorno dopo l’eventuale elezione di Silvio al Colle, nel mondo si direbbe con sarcasmo, non che l’Italia sia la “Repubblica delle banane”, ma – peggio – una “Repubblica fondata sulla banana”.

Ecco perché non ci resta che invocare: Signore pietà!

Almeno in apparenza, i primi due complici diretti di Berlusconi sono Matteo Salvini e Giorgia Meloni. Fanno il loro gioco, poi si vedrà fin dove riterranno di spingersi. Per ora Silvio li ha incastrati. Li ha costretti a mettere nero su bianco che il candidato ufficiale del centrodestra è lui, circostanza che già all’origine è viziata dall’inganno. La Lega conta infatti 197 grandi elettori tra parlamentari e delegati regionali, 98 in più del partito di Berlusconi, che ne ha 129. Perché mai Salvini dovrebbe rinunciare a designare un leghista in favore di Silvio? Molto probabilmente perché ritiene che i voti che mancherebbero a Berlusconi, per raggiungere la maggioranza assoluta necessaria dalla quarta chiama in poi, non li avrebbe nemmeno un altro nome scelto tra i leghisti. Quindi? Quindi si gioca. Un gioco che piace soprattutto a Giorgia Meloni, che sta mandando in frantumi la maggioranza dell’attuale governo, senza dover neanche lavorare troppo, e che sta facendo avvicinare sempre più le elezioni anticipate, ossia il suo vero, unico, comprensibile scopo, visto che Fratelli d’Italia è il solo partito, da sinistra a destra, che cresce nei sondaggi.

Insomma, tra Salvini e Meloni, c’è poco da scegliere: Signore pietà.

Complice involontario ma “pericolosissimo” di Berlusconi è invece il segretario del Partito Democratico, Enrico Letta. A furia di giocherellare con le strategie politiche, arte non sua, tanto più perché fortemente condizionato da D’Alema e Bersani, oltre che dal suo sponsor Bettini, Letta sta riuscendo nel capolavoro di bruciare, sia per Palazzo Chigi che per il Quirinale, l’unica Personalità che in questi ultimi anni è riuscita a togliere gli schiaffi dalla faccia dell’Italia grazie al solido, collaudato e meritatissimo prestigio di cui gode nel mondo: Mario Draghi.

Ora che ha capito, invero con grande ritardo, che Berlusconi effettivamente può farcela, Letta cerca di correre ai ripari commettendo un altro grossolano errore: marca sempre più l’alleanza con i 5 Stelle, i quali, però, un giorno sì e l’altro pure dichiarano senza peli sulla lingua – al pari di D’Alema, Bersani ed altra “illuminata” gente della sinistra aristocratica e masochista – che Draghi deve scordarsi il Quirinale. Ma perché? Perché No! Tra poco lo dirà D’Alema. Intanto prendiamo atto della frana-Letta: Signore pietà.

Eccolo qui, Massimo D’Alema. È ricomparso all’improvviso dopo un lungo letargo politico durante il quale, come le cronache non si sono stancate di raccontarci, si è dedicato alla sua bellissima barca e alla passione per il vino, diventandone piccolo ma competente produttore.

D’Alema è tra quelli della sinistra, specie la parte di sinistra moribonda se non proprio già cadavere, che hanno una paura matta di Mario Draghi al Quirinale. Hanno il terrore perché comprendono bene – essendo tutto fuorché fessi – che una Personalità come Draghi al Quirinale – competente, culturalmente attrezzato, stimato in tutto il mondo, altissimo senso delle istituzioni, solo fatti e niente chiacchiere, visione politica molto più lungimirante dei “professionisti” che non hanno mai lavorato un giorno in vita loro – uno come Draghi al Colle, dicevamo, renderebbe la vita difficile, anzi impossibile, a chi ha sempre vissuto delle rendite di posizione generosamente concesse dalla vecchia politica.

Vi proponiamo un breve sunto delle cose dette da D’Alema al risveglio dal suo provvidenziale (per l’Italia) letargo politico. Ha definito l’ “Operazione Draghi” a Palazzo Chigi una “sospensione della democrazia”, una abdicazione di fatto della politica “al potere della grande finanza internazionale”. Poco ci manca che il leader Maximo proponga per Draghi un mandato di cattura cosmico per attentato finanziario e sociale contro l’umanità.

Serve altro? Serve ricordare che il Nostro Massimo di oggi è lo stesso che silurò Romano Prodi nella corsa al Quirinale? Serve ricordare per quali motivi Altissimi e Nobilissimi lo fece? Più che dirlo, gridiamolo in coro: Signore pietà.

Volete sapere qual è l’idea per il Quirinale del capo – proprio capo è troppo: più corretto dire capetto – dei 5 Stelle, Giuseppe Conte? In pochi giorni ha cambiato opinione una ventina di volte, e nessuno ha capito se il motivo sia che non sa ciò che vuole o più semplicemente che non voglia Draghi al Colle a prescindere, giusto perché questi a Palazzo Chigi ha dimostrato d’essere un gigante e lui invece fu tutt’altro. Dapprima l’ex Premier ha lanciato l’idea di una donna Presidente, poi ha ripetuto fino alla noia “Mattarella bis”, tanto per essere coerente con il desiderio di una femmina al Quirinale, ma forse confondendosi con il genere femminile del cognome dell’attuale Capo dello Stato.

Conte, dunque, non si esprime o si esprime male. Epperò basta leggere ciò che dice il capogruppo del M5S alla Camera, Davide Crippa, per sapere come stanno le cose. Dice il deputato 42enne: “Le condizioni con cui è nato questo governo ci sono ancora tutte: pandemia, attuazione del Pnrr e si è aggiunta anche la pandemia energetica”. Ergo, al Quirinale tutti fuorché Draghi. Ma soltanto perché deve pagarla, in quanto per causa sua – e si sa che non è così – Conte ha dovuto sloggiare. Seppure per motivi diversi, è lo stesso obiettivo di D’Alema e di Bersani e di larga parte della sinistra Pd. È il terrore che con Draghi al Quirinale la politica delle chiacchiere ha vita breve. Signore pietà.

Paradossalmente, perfino Matteo Renzi, e Maria Elena Boschi più di lui, vuole che Draghi resti a Palazzo Chigi. Qui la ragione è però diversa: è il timore che questa strada possa portare ad elezioni anticipate. E Renzi sa che quanto prima si va al voto tanto prima Italia viva muore. Ed anche se non è affatto vero che con Draghi al Colle si scioglie subito il Parlamento, anzi è vero l’esatto opposto, la paura fa novanta anche e soprattutto per Matteo. Ah, Matteo-Matteo: Signore pietà. Ah, Maria-Maria, Elena-Elena: Signore pietà.

Si potrebbe continuare ancora per molto con la campionatura di personaggi e personaggetti che fanno invocare la pietà del Signore affinché venga in soccorso della politica italiana. Ma è sufficiente così. Anzi no: un’ultima chicca, questa del tutto inedita.

I No Vax, questa variopinta categoria dello spirito complice del Virus che ci ha messo in ginocchio, non si sono ancora espressi sul profilo di loro gradimento del prossimo Presidente della Repubblica. Ma sabato è accaduto qualcosa che – si fa per dire, naturalmente – muterà il corso della storia politica italiana. Sabato, alla manifestazione No Vax di Milano, sul palco è comparso nientepopodimeno che l’89enne Luc Montagnier, il biologo che nel 1983, assieme a Francoise Barrè-Sinoussi, scoprì il virus Hiv, un evento che fece conquistare ad entrambi il Premio Nobel per la Medicina 2008. Tuttavia, Montagnier è lo stesso scienziato che a Papa Giovanni Paolo II consigliò per il Parkinson una terapia a base di papaya fermentata, che chiaramente non sortì alcun effetto, se non un po’ d’indesiderata diarrea. Ed è lo stesso scienziato che la comunità scientifica internazionale ha da tempo emarginato per le sue follie antiscientifiche. L’ultima l’ha lanciata sabato, appunto a Milano, nel corso della manifestazione No Vax. Parlando del Covid, ha detto, in sostanza, che i non vaccinati salveranno l’umanità e che i vaccinati dovranno essere salvati nei centri medici.

Scommettiamo che i Nostri Eroi No Vax in men che non si dica, cioè in questa settimana, faranno prendere a Montagnier la cittadinanza italiana e lo proporranno per la Presidenza della Repubblica?

Ormai qui, da Berlusconi in su e in giù, tutto è possibile. Signore pietà.

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