La plastica – Dal gioco del bigliardo a minaccia per la nostra salute

Ci siamo lasciati, la volta scorsa, con una piccola storia delle varie scoperte riguardanti i materiali plastici, succedutesi nel corso degli ultimi due secoli.
Ho chiamato questo periodo “romantico” mentre mi ero riservato di parlare, in questa seconda parte, del periodo “dannato”. Quello, cioè, legato ai danni relativi al rilascio nell’ambiente della plastica e di conseguenza, alla fauna e in ultima analisi all’uomo.
Oggi, per i recenti e tragici eventi di guerra che ci hanno oppresso gli animi, provo quasi imbarazzo a classificare un manufatto dell’uomo “dannato” quando sappiamo benissimo che la dannazione non è nelle cose, ma nell’uso che l’uomo fa di esse. Aggiungo al riguardo soltanto armi, e tanto basta per l’orrore che, solo il nominarle, provoca in tutti.
Il delirante senso di autodistruzione e ancor peggio di distruzione collettiva, legato a quanto sta succedendo in Ucraina, fanno apparire le preoccupazioni e le salvaguardie, per i danni ambientali, come un delicato, lento e instabile castello di carta, pronto ad essere spazzato via alla minima sciagurata folata di vento del macellaio-tiranno di turno, deciso a sconvolgere, con una sola mossa, gli altrettanto delicati equilibri della globale coesistenza civile.

Soffermiamoci, nel nostro ambito, soltanto sugli equilibri ambientali legati alla plastica e per rendere lo sviluppo maggiormente scorrevole e limitato nello sviluppo, elimino del tutto il connettivo narrativo, limitandomi a piccoli spot in relazione a tre condizioni: situazione, problemi, rimedi.
Le informazioni di cui mi servirò sono tutte prelevabili sul web; se prese da pubblicazioni, troverete i riferimenti a società e riviste .

Situazione

^ 450 milioni di tonnellate di plastica vengono prodotte ogni anno. 8 mln di tonnellate di rifiuti plastici finiscono ogni anno negli oceani. Almeno 700 specie marine, si stima siano interessate da fenomeni di inquinamento da materie plastiche (WWF)

^ Tra le industrie che producono più scarti plastici, troviamo al primo posto quella degli imballaggi e dell’inscatolamento. Il settore tessile è al secondo posto e, a seguire, i prodotti di consumo, i trasporti, le costruzioni e l’elettronica.

^ In termini di produzione pro-capite di rifiuti, in cima alla classifica ci sono gli Stati Uniti, con 105 chili a testa annui. Il Regno Unito, a poca distanza, con 98 chili, seguito da Corea del Sud, Germania, Thailandia, Malesia, Argentina, Russia e Italia, con 55 chili a testa. Al decimo posto il Brasile con 51 kg. (Our Word in Data)

^ Nel 2020 la Cina ha prodotto il 32% della plastica mondiale. Il Nafta (S.U., Canada, Messico) è la seconda regione con il 19%. Seguono U.E. e America Latina

^ La plastica è una fonte di guadagno sempre più importante per le compagnie petrolifere. Le proiezioni parlano di un raddoppio dei profitti entro il 2030.

^ Dal momento in cui le plastiche entrano in mare iniziano un processo di frammentazione. Per ordine di grandezza diventano: macroplastiche (più grandi di 5 millimetri), microplastiche (da 5 mm a 0.1 micrometri);in ultimo, le nanoplastiche le cui dimensioni ne rendono impossibile il recupero
^ È stato calcolato che quasi la metà di tutte le microplastiche globali si trova nel Mar Mediterraneo, mentre nel Mar Tirreno si trova la più alta concentrazione di microplastiche mai misurata nelle profondità di un ambiente marino: 1,9 milioni di frammenti per metro quadrato (Eva Alessi – WWF)

^ Secondo la Commissione Europea, il 70% dei rifiuti marini è dovuto alla plastica monouso. Diamone un elenco: bottiglie, tappi e coperchi, sacchetti di patatine e involucri di dolciumi, applicazioni sanitarie (pensiamo solo all’enorme quantitativo di mascherine utilizzate nella pandemia). Ancora: posate, cannucce e agitatori per caffè, bicchieri di bevande, coperchi per tazze monouso e contenitori per alimenti (compresi imballaggi per fast food)

^ Il lavaggio degli indumenti sintetici è una delle principali fonti di inquinamento delle acque, dovute alle microfibre rilasciate durante l’utilizzo delle centrifughe della lavatrici. Microplastiche primarie, ossia piccolissimi filamenti plastici che vengono dispersi quotidianamente negli scarichi domestici di ogni città. Un problema, perciò, capillare, enorme e di portata globale. In pratica un terzo delle microplastiche che inquinano fiumi, mari e oceani, e che finiscono poi inghiottite dalla fauna marina, deriva dagli scarichi delle lavatrici. L’acrilico rilascia circa il doppio delle microfibre di poliestere (il pile, per intenderci), mentre il misto poliestere-cotone riduce il rilascio di un ulteriore fattore tre. (Journal of Hazardous Materials)

Problemi (legati principalmente alla dispersione dei rifiuti plastici in mare)

^ La plastica è entrata non solo nella rete alimentare marina ma sta impattando significativamente nella produttività degli ecosistemi del mare più importanti del mondo, come le barriere coralline e le foreste di mangrovie. Oggi, quasi ogni gruppo di specie marine è venuto a contatto con la plastica, con effetti negativi sul 90 % delle specie indagate negli studi. (AWI – Istituto Alfred Wegener per le ricerche polari e marine)

^ L’inquinamento da plastica causa danni alla vita marina attraverso diversi meccanismi: intrappolamento, ingestione, soffocamento e rilascio di sostanze chimiche tossiche. Nel Mediterraneo i livelli inquinanti organici persistenti o additivi della plastica come gli ftalati sono 4 -5 volte maggiori di quelli riscontrabili negli oceani

^ La plastica ingerita dagli organismi marini può risalire la rete alimentare fino ad arrivare nei nostri piatti. Almeno un centinaio di specie animali che vivono nel Mediterraneo hanno ingerito platica. Il 59% sono pesci ossei, tra cui molte consumate comunemente come sardine, triglie, orate, merluzzi, acciughe, tonni. Il restante 41 % è costituito da altri animali marini come crostacei, molluschi, meduse, tartarughe e uccelli (WWF e Legambiente)

^ L’enorme quantità di rifiuti plastici negli oceani è concentrato dalle correnti marine in immensi isolotti; uno enorme è attualmente al largo della California. Questi hanno il dannoso potenziale di servire da vettore per lo spostamento di specie marine da un continente all’altro. In essi si insediano specie costiere, tra cui alghe, piante, anfipodi, idrozoi e crostacei, formando una comunità ecologica che spostandosi potrebbe arrecare danni sia alle comunità di alto mare, sia a quelle delle isole oceaniche, le quali potrebbero vedere le loro specie spazzate via dalle nuove varietà aliene invasive. (Nature Communcations)

^ Una ricerca sugli effetti delle microplastiche (quelle più piccole di 5 mm) su animali e cellule effettuata dal Daegu Gyeongbuk Institute, in Corea del Sud, ha evidenziato come ostriche e crostacei fanno fatica a riprodursi, il fegato dei pesci funziona peggio, le cellule dell’apparato respiratorio cambiano forma, si dividono meno e rilasciano proteine infiammatorie. Gli stessi effetti sono stati osservati su cellule della microglia umana, tendono a stimolare l’attivazione di geni per la sintesi degli anticorpi e proteine ad azione infiammatoria. ( riv. Mind n. 206 – feb. 2022)

Rimedi

^ La lotta all’inquinamento marino si sostanzia essenzialmente nel riciclo, recupero e uso di sostanze plastiche biodegradabili.

^ La più virtuosa nel riciclo è l’Europa con il 30% seguita, a sorpresa, dalla Cina , per molti sinonimo di inquinamento, che ne ricicla il 25%. Fanalino di coda gli Stati Uniti con solo il 9%.

^ Il progetto Clean-Up the Med, promosso da Legambiente costituita da piccole realtà, spesso privati ed associazioni che si impegnano a pulire le spiagge.

^ 4Ocean: organizzazione con sede in Florida che si serve della vendita di braccialetti di plastica riciclata per finanziare azioni di recupero e rimozione dei rifiuti da mare e spiagge.

^ Plastic Whale: start-up olandese, innovativa, che prevede il recupero di rifiuti plastici per costruire piccole imbarcazioni di plastica con le quali recuperare altri rifiuti di platica, filtraggio del mare attraverso cestini galleggianti collegato con pompe a terra che risucchiano i rifiuti.

^ CoriPet. Cooperativa italiana, con sede a Parma, riconosciuta dal Ministero dell’Ambiente e dalla EFSA (autorità europea) con lo scopo di recupero delle bottiglie e tappi di acqua minerale PET e HDPE per il riciclo. N.d.r. presso i supermercati sono presenti cassoni di stoccaggio per la raccolta, con bonus spesa, determinato dal numero di bottiglie raccolte dal consumatore.

^ Corepla. Consorzio nazionale per la raccolta e il recupero e il riciclo degli imballaggi in plastica che raggruppa le imprese della filiera del packaging.

^ Xeros Technologies, centro tecnologico con sede nel Regno Unito che produce filtri, XFiltra tm, per lavatrici con la capacità di limitare le emissioni di microfibre dai cicli di lavaggio.

^ Il Clean Sea Life, progetto europeo sui rifiuti marini, di cui è capofila il Parco Nazionale dell’ Asinara (Sassari) cofinanziato dalla C. E. nell’ambito del programma Life, che nei ultimi quattro anni di attività e monitoraggio lungo le coste italiane ha rimosso 112 tonnellate di rifiuti plastici.

^ Ultimanente si è aggiunta ad essa l’Associazione MedShark, sotto il coordinamento della Capitaneria di Porto di San Benedetto del Tronto. Quaranta barche di pescatori che riportano a terra, ogni giorno (dopo aver effettuato la pesca) ogni tipo di rifiuti; questi vengono poi presi in consegna dalla Picenambiente, per il loro riciclo e smaltimento.
Tale iniziativa ha ricevuto il plauso benedicente del Papa che in una sua udienza pubblica, nel ringraziarli, ha espresso le parole: – I primi discepoli di Gesù erano “vostri colleghi”-.

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