La Failms e gli interrogativi dovuti su Industria Italiana Autobus ai quali nessuno risponde

Dalla segreteria provinciale irpina della FAILMS (Federazione autonoma italiana lavoratori metalmeccanici siderurgici e servizi) riceviamo e volentieri pubblichiamo.

Qualche giorno fa l’ azienda IIA ha annunciato che, a partire dal 14 marzo, fino a giugno, per un totale di 13 settimane inizierà un periodo di cassa integrazione, aggiungendo che, se si ripristina l’ organizzazione del lavoro e dell ‘ approvvigionamento di materiali, ad agosto forse dovrebbe ridursi il periodo di ferie.
Contemporaneamente giungono notizie, da testate giornalistiche, che parlano di uno stop alla produzione nella IIA di Flumeri a causa del blocco delle forniture dovuto alla guerra in Ucraina. Le notizie appena riportate però hanno un precedente che risale a prima della guerra, un articolo comparso su ” Il Mattino” agli inizi di Febbraio dal titolo “IIA, urgono liquidi per pagare i fornitori…” In sostanza l’ articolo diceva che IIA accusava problemi con le forniture per motivi di liquidità che mettevano a rischio anche i tempi delle consegna e che rischiavano quindi di vanificare tutti gli sforzi fatti per salvare quella produzione.
Come al solito (sia con Fiat, sia con Del Rosso, sia ora) siamo arrivati al punto in cui i soldi elargiti (ricordiamo che l’ azienda è a capitale pubblico) non bastano e se ne chiedono altri!
Partiamo da questi punti per fare delle riflessioni con un pubblico più ampio di quello della fabbrica sperando che, coloro che ogni giorno si intestano la risoluzione di tutti i problemi in Valle Ufita, leggano le nostre perplessità e si sentano in obbligo almeno di darci delle risposte che non abbiano il sapore della permanente campagna elettorale ma solo la verità.
Sappiamo che in azienda si lavora poco o niente già da mesi, sappiamo che i problemi di liquidità (come documenta l’ articolo citato) sono precedenti alla guerra, sappiamo che inizierà un periodo di cassa integrazione e i nostri pensieri ritornano agli anni che portarono alla dismissione della Irisbus. Il copione è lo stesso con una variante pressoché incomprensibile: nonostante nessuna ripresa economica evidente si sono continuate a fare assunzioni, non sappiamo se solo per dare la speranza di una ripresa e tenere ” tranquilli” gli operai o se per dare modo a qualcuno di tessere legami per costruirsi o sostenere carriere personali politiche o di altro tipo.
Ciò che sappiamo è che si assume e poi si fanno le casse integrazioni, che si lavora poco ma aumentano i settimi livelli dei lavoratori e altre anomalie facilmente riscontrabili.
Ciò che non sappiamo, invece, e di cui chiediamo conto a onorevoli stellati, a sindaci compiacenti e ai sindacati concertativi è:
1) Che fine ha fatto l’ingresso, a cui si lavorava, del terzo socio che avrebbe dovuto dare nuova linfa al rilascio dell’ azienda?
2) Quanti pullman all’ anno escono realmente prodotti nell’ azienda di Valle Ufita?
3) È possibile sapere pubblicamente se i bilanci dell’ azienda sono ancora in perdita e quindi ogni sforzo potrebbe essere inutile?
4) Considerando positivo l’ingresso di nuovi lavoratori, come mai le nuove assunzioni non sono partite (come sarebbe stato giusto) dal collocamento zonale? E da chi sono partite?
5) Se si chiedono ancora danari pubblici, si può almeno sapere pubblicamente nel dettaglio come sono stati spesi quei 21milioni circa di soldi pubblici che lo Stato ha già elargito tramite Invitalia?
6) Ai cinque stelle, che si intestano questa ” vittoria di Pirro”, bastano le sfilate e le assunzioni fatte da una fabbrica che non riesce ad uscire da una eterna agonia?
7) Il pullman che è stato presentato è veramente competitivo sul mercato con altri competitor del settore a partire dalla Fiat Iveco, e che concorreranno con IIA nelle gare d’ appalto?
8) Infine come mai alle assemblee sindacali si gioca ad inviti alterni? Cioè come mai ad esempio il 3 marzo vengono invitate tutte le sigle sindacali e il 7 marzo scientificamente la sigla che solleva i dubbi viene esclusa?

Failms

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