Il suicidio di Peter, gli inquirenti valutano la pista di una pericolosa challenge online

Potrebbe essere stata una pericolosa challenge online a spingere il giovane Peter al suicidio: questa è un’altra pista che seguono gli inquirenti anche se resta prevalente l’ipotesi di un ambiente ostile per le sue origini russe, dopo l’invasione dell’Ucraina

La morte di Peter, il 16enne di Gesualdo che la scorsa settimana si è sparata un colpo di pistola alla testa. Resta prevalente l’ipotesi di un ambiente, forse anche per scherzo, ostile per l’invasione dell’Ucraina da parte della Russia, ma si valuta anche quella che ci sia stato un gioco online che abbia potuto spingere il 16enne a compiere il drammatico gesto.
A lavoro un pool di esperti per analizzare il suo computer e il suo telefono, si cerca tra la cronologia del 16enne un segno della partecipazione ad un gioco online, ad una pericolosa challenge su qualche social network.
In Procura è aperto il fascicolo per istigazione al suicidio e si battono tutte le piste per capire chi o cosa abbia condizionato, turbato il giovane Peter al punto di togliersi la vita. Peter che viveva a Gesualdo da quando aveva 4 anni, era un ragazzo solare, bravo a scuola e ben integrato nella comunità. Era stato adottato in Russia, e con i suoi genitori aveva un legame stretto ed un bel rapporto. Nulla faceva presagire che quel maledetto lunedì pomeriggio avrebbe preso la pistola regolarmente detenuta da sua madre in casa per uccidersi. Dopo essersi sparato alla testa ha lottato per 4 giorni tra la vita e la morte all’ospedale Moscati. I suoi genitori, dopo il decesso hanno autorizzato la donazione degli organi.

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