Piano di zona, bilanci inesistenti: assistenti sociali in scadenza, politiche sociali allo sbaraglio

Non bastano nemmeno i soldi della Regione per far ripartire i servizi sociali del capoluogo e dell'ambito: dal 2019 l'azienda consortile non approva i bilanci, impasse inspiegabile anche sull'ultimo rendiconto. E dopo la chiusura degli uffici, in settimana scadono anche i contratti degli assistenti sociali: da quel momento, il piano di zona di Avellino e i suoi utenti saranno lasciati allo sbaraglio

Così erano e così sono rimasti gli uffici delle politiche sociali del comune di Avellino, chiusi e sbarrati, senza dipendenti, in un immobilismo che ben rappresenta l’attività dell’amministrazione Festa sul punto e dei suoi uffici, a partire da quello del coordinatore dell’azienda consortile Vincenzo Lissa.

Nulla è stato fatto in due mesi, da quando sono scaduti i contratti dei dipendenti della Eco, la cooperativa che gestiva le pratiche dell’ufficio di piano, e le richieste degli utenti procedono a dir poco a singhiozzo o restano inevase. E ora il piano di zona di Avellino rischia la debacle totale: venerdì scadranno infatti anche i contratti dei 10 assistenti sociali che lavorano nell’ambito (in forza lavoro presso la cooperativa Ker di Torre del Greco), a servizio dunque di tutti i 16 comuni appartenenti al consorzio e da quel momento le fasce deboli resteranno completamente scoperte e senza riferimenti.

Se ci sarà un minore da assistere per difficoltà o violenze familiari, o da accompagnare una famiglia con disabile nel percorso assistenziale o sanitario, oppure ancora un anziano da aiutare nelle sue difficoltà economiche, non ci sarà più nessuno a seguirli.

Una interruzione di pubblico servizio di una gravità inaudita, che ha origine nell’incapacità di uffici e amministrazione di redigere i bilanci del piano di zona, fermi al 2019, come attestato dal coordinatore Vincenzo Lissa. E così restano inutilizzabili, nelle casse dell’ambito, oltre due milioni di euro, impedendo di appaltare nuove gare o concedere proroghe alle cooperative, bloccando di conseguenza tutti i principali servizi.

Ora (il tempo si sa, è galantuomo) emerge alla distanza quali sono state le vere cause che hanno provocato il fallimento delle politiche sociali: il sindaco Festa ha sempre scaricato le responsabilità sulla Regione per il blocco dei finanziamenti, ma i soldi li aveva eccome, il problema è che era, ed è tuttora, impossibilitato a spenderli. E sovviene la domanda, spontanea, su come abbia fatto a farsi approvare da Palazzo Santa Lucia la programmazione e lo stanziamento delle risorse del 2019, senza un rendiconto mai approvato. La Regione, in effetti, in autotutela si rivolse alla Corte dei Conti, chissà che anche la procura locale abbia intenzione di interessarsi di uno scandalo che dura da troppi anni, denunciato da opposizione e organi di informazione, ma che suscita il disinteresse evidentemente di tutte le istituzioni. Tranne quando c’è un morto da piangere

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