D’Agostino in “Azione”? L’incubo di via Tagliamento

Non si chiude la trattativa con Forza Italia, D’Agostino attratto dalla prospettiva di entrare in "Azione", il partito di Calenda, e rimanere nel centrosinistra. Nel caso, i dirigenti dem di via Tagliamento potrebbero essere costretti a votarlo

D’Agostino non convince Forza Italia o Forza Italia non convince del tutto D’Agostino. Qualcosa non va nella trattativa avviata da settimane dal’imprenditore di Montefalcione con il partito di Berlusconi. Per Forza Italia non è facile evidentemente garantire a un ultimo arrivato un posto sicuro, D’Agostino dal canto suo non è convinto di giocarsi la partita in un uninominale, come quello di Avellino, tra quelli più a rischio per il centrodestra e le percentuali in calo degli azzurri non sono un buon presupposto per giocarsela in un plurinominale del Mezzogiorno.

In più, dal punto di vista politico, il presidente dell’Us Avellino non è mai stato convinto di un passaggio nell’altra sponda, dal centrosinistra al centrodestra, seppur in una forza moderata come il partito di Berlusconi.

Ed è per questo che non ha mai interrotto i rapporti con Calenda. Tra i due c’è stima reciproca da tempo, D’Agostino in tutte queste settimane ha tenuto aperti i due forni, l’accordo tra Pd e Azione è stato ben accolto a Montefalcione. Calenda, a differenza di Berlusconi, non ha deputati uscenti da tutelare, nel suo partito gli spazi si aprono all’interno dei collegi nelle caselle plurinominali, l’incognita naturalmente sono le percentuali e le possibilità di riuscita in una coalizione che per ora ha orizzonti meno gloriosi del centrodestra.

Ma la tentazione resta forte, anche in vista di una sfida all’uninominale alla Camera, in cui D’Agostino, se venisse candidato, costringerebbe via Tagliamento a sostenerlo. Uno stravolgimento clamoroso, dopo quanto avvenuto in provincia, che rimetterebbe sotto lo stesso cielo il Pd, D’Agostino, Festa e Petitto, e forse non è stato un caso o un colpo di sole la sortita del sindaco di Avellino a Roma al Nazareno da Boccia e Letta.

Una eventualità, quella di D’Agostino candidato con Azione, che è già diventata l’incubo del popolo dem irpino, una pena del contrappasso dura da mandare giù, ma che se Roma impone dovrà essere digerita, anche perché ad Avellino c’è da sostenere anche la corsa di Piero De Luca e guai a far arrabbiare il padre. Che sornione, gradirebbe l’ipotesi, perché metterebbe assieme un gran bel bacino elettorale.

Petracca e Iacovacci che votano e fanno votare D’Agostino, affiancati a Festa e Petitto: la politica è l’arte dell’impossibile, e il caso in questione lo dimostrerebbe. Ma prima deve convincersene D’Agostino, poi, nel caso, deve convincere Calenda, che poi deve convincere il Pd per aggiudicarsi il seggio irpino. E poi, soprattutto, deve vincere: perché il sindaco di Montefalcione un’altra sconfitta non se la può permettere, politicamente parlando. Anche se ai dem non dispiacerebbe affatto, anche, o forse soprattutto, se fosse il loro candidato

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