“L’urlo”

Avete presente “L’urlo”, il quadro di Edvard Munch che raffigura una creatura angosciata e urlante ma senza razza, senza sesso, senza età? Sicuramente sì, visto che è tra i quadri più famosi al mondo, anche per avere il primato mondiale quale opera d’arte più costosa nella storia delle aggiudicazioni, avvenuta in particolare nel 2012, in quel di New York, a ben 119,9 milioni di dollari (pari a 91 milioni di euro!)

Ebbene pochi giorni fa mi è successa una cosa molto strana: camminavo in una autunnale giornata nuvolosa e umida tra la gente chiusa ormai con le spalle strette nel suo paletot e tra le auto che procedevano con un’andatura stranamente rallentata, forse a causa dei troppi pensieri nebulosi dei conducenti, quando all’istante mi è venuto in mente proprio questo quadro, sebbene io non abbia mai avuto l’opportunità di ammirarlo da vicino nè sia assolutamente un’esperta di pittura!

Improvvisamente però, mentre “camminavo nella vita” in costante compagnia delle mie riflessioni, ho pensato che se fosse stato possibile, avrei voluto “impacchettare”, rivestire con una carta raffigurante “L’urlo” tutto il globo terrestre: questa nostra terra così martoriata da guerre di ogni tipo, da violenze quotidiane, dall’indifferenza dell’umanità nei confronti delle persone più deboli o, peggio, di quelle ritenute socialmente inutili, da un’aggressività dominante celata dietro un falso buonismo dilagante in ogni ambito . E sebbene, per fortuna, non affetta dai problemi di salute soprattutto mentale di Munch, per un attimo, un solo attimo, anche io avrei voluto non rappresentare il mio stato d’animo con una tela, bensì emettere, simbolicamente, un urlo primordiale per scuotere l’umanità da tutte le sue debolezze, dalla persistente incomunicabilità, dalla solitudine e dall’indifferenza regnante ovunque.

Mi capita spesso di notare che vi è un grande “abuso” di parole violente espresse e diffuse, soprattutto virtualmente, senza freni, senza misura, senza pietà contro chiunque abbia idee differenti dalle sue, evidenziando così l’incoerenza che convive in chi apparentemente invoca la pace nelle guerre in atto, ma che nel suo piccolo non è capace di comunicare in modo costruttivo anche attraverso un sano confronto. Probabilmente ciò significa che nelle famiglie, nelle scuole, nella società manca chi si preoccupi di diffondere il bene morale, la moderazione, il rispetto, pur nell’esercizio della libertà di manifestazione del proprio pensiero, per far sì che le capacità scientifiche e la libertà di comunicazione acquisite e accessibili a tutti vadano sempre di pari passo con una vera e non apparente dimensione etica.

Eppure, già quarantadue anni fa Papa Wojtyla, durante il suo pontificato, diffondeva concetti fondamentali come coerenza, dignità delle persone e, soprattutto, solidarietà; e molti, oggi, dappertutto gridano no alla guerra e invocano la Pace, come ha fatto persino il giocatore russo Rublev agli ATP Finals di Torino ; Munch, a cavallo tra il 1893 e il 1910 avvertiva angoscia nell’umanità e gli sembrava, così, di udire un grido universale che squarciava la natura. Io vorrei solo percepire, ovunque, meno malessere diffuso e unirmi simbolicamente al grido universale teso ad abbattere ogni abuso, ogni tipo di violenza, di solitudine, di incomunicabilità.

Intanto, da una chiesa parrocchiale in lontananza, arriva l’eco delle campane che con i loro rintocchi d’improvviso stemperano ogni disorientamento e delusione, donando invece momenti di una inattesa dimenticata serenità.

Riciclo, allora, nell’immediato le mie sensazioni e lascio che la Terra perda l’involucro affliggente con cui l’avevo rivestita; la ricopro, invece, con un abito più leggero ed amabile.

Questa volta scelgo quello composto dai versi di un poeta, con l’auspicio che per un po’ possiamo tutti riuscire a far entrare solo poesia in noi .

E dunque:
“Impariamo a danzare la realtà
lasciamo che sia poesia” !
( R. Del Noce)

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