Ariano, reperti “inscatolati”. Lo scandalo del museo archeologico mai inaugurato
Dal 2018 il museo attende il taglio del nastro. Reperti abbandonati negli scatoloni. Il comune paga le utenze dei locali di sua proprietà. C'è il rischio che i reperti vengano trasferiti in altri musei
Il trasferimento del museo presso i locali di Palazzo Forte ha consentito al comune di risparmiare ben 24.000 euro all’anno ma ha avuto anche una ragione strategica: sistemare i reperti archeologici nello stesso edificio che ospita il museo civico e della ceramica in modo da rendere fruibili entrambi i precorsi museali con maggiore facilità ai visitatori. Doveva essere il fiore all’occhiello per il tricolle e invece il taglio del nastro della nuova sede non c’è mai stato. Dal 2018 varie promesse della Soprintendenza e del comune si sono scontrate con un nulla di fatto. I locali, una volta occupati dai corsi UIIP trasferiti poi a Palazzo Bevere, sono pronti ad accogliere le esposizioni e le teche ma restano di fatto vuoti. Il comune oltre a non recepire alcun affitto sostiene le spese per le utenze e le pulizie. Il custode, dipendente della Soprintendenza, custodisce in realtà stanze vuote e reperti inscatolati .Ecco come si rilancia il turismo culturale nella bella Irpinia. Nemmeno l’occasione di Sistema Irpinia, che avrebbe potuto offrire la possibilità di accedere a fondi per completare l’allestimento del museo, è stata intercettata. Una Soprintendenza in difficoltà ed un’amministrazione forse un po’ disattenta ai “musei “, non solo quello archeologico, rischiano di far naufragare il progetto di un polo museale. C’è infatti il concreto pericolo di veder portare via i reperti custoditi ad Ariano e venuti alla luce durante gli scavi di siti archeologici come Aequm Tuticum, anche questo lasciato nel degrado e nell’abbandono, per andare ad arricchire esposizioni di musei già aperti ma in altre realtà campane.
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