Il ministro Fitto e il solito, proverbiale… Gallo

Al convegno su “Pnrr e fondi Ue” organizzato dalla Fondazione Merita, il ministro degli Affari Europei, Raffaele Fitto (competente per le succitate due materie), ha bacchettato i precedenti governi Conte e Draghi addossando ad essi la responsabilità dei ritardi e della qualità dei progetti del “Piano nazionale di ripresa e resilienza”. Ha detto: “Su 126 miliardi della programmazione comunitaria 2014-2020 abbiamo speso solo il 34 per cento dei fondi. Se i Paesi frugali non guardano con entusiasmo al Pnrr è proprio per gli scarsi risultati ottenuti: l’Italia è penultima in Europa per capacità di spesa sui fondi di coesione. Serve perciò una riflessione seria, senza contrapposizione politica, perché il Pnrr è un’occasione per il Paese non per il governo”.
Ora, ammesso pure che il ministro Fitto abbia ragione su tutta la linea espressa, ma oggettivamente non è così, va rilevata una circostanza che in concreto contraddice la legittimità del suo generale “J’accuse”. A margine del convegno di Napoli, un cronista ha chiesto al ministro di rispondere a De Luca circa la denuncia di mancato riparto, da quando il governo Meloni si è insediato, del fondo di coesione: ovvero di ben 16,8 miliardi destinati al Sud, 5,6 dei quali alla Campania.
Nessuna spiegazione da Fitto, anzi peggio: soltanto un laconico e snob “Non ho ha dire nulla”. Troppo comodo, Signor Ministro, tanto più che Lei è un uomo del Sud! Troppo comodo e politicamente assai scorretto: prontissimo a salire in cattedra per dare improbabili lezioni di sapienza e saggezza governativa, quando si tratta di processare i passati governi; muto come un pesce quando invece deve dar conto del suo dormiveglia (invero più “dormi” che “veglia”).
Spiace doverlo rilevare, ma il ministro Fitto – che pure è un politico di lungo corso e amministratore di sicura esperienza – stavolta si è comportato come il proverbiale gallo che ama cantare sulla monnezza. Però soltanto su quella degli altri.

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