IL CORSIVO – Il ministro Lollobrigida e l’oro del silenzio

La battuta viene perfino facile: quando Francesco Lollobrigida – ministro dell’Agricoltura e cognato della Premier Meloni – non si “confronta” con i trattori ma con i treni, il meno che possa capitargli è di “deragliare” dalla grammatica politica.
Rinfreschiamoci la memoria sul “fatto” in rapida sintesi.
Lunedì scorso il Frecciarossa Torino-Salerno viaggia con due ore di ritardo. A bordo c’è anche il ministro, destinazione Caivano per un evento pubblico. Il treno continua a rallentare: a quella velocità sarà impossibile per il rappresentante del governo giungere all’appuntamento in orario.
La decisione di Lollobrigida è bell’e presa in pochi secondi: bisogna far fermare il Frecciarossa alla prima stazione utile – Ciampino – e continuare con l’auto ministeriale. Detto fatto.
Un comportamento “scandaloso”, “indegno”, “devastante della politica”, come si sono affrettati ad emettere acuti Schlein, Conte, Calenda, Renzi ed altri sul “La” dello spartito scritto dal “Fatto Quotidiano”?
Non ci pare. Diremmo piuttosto un comportamento “inopportuno”, una sgrammaticatura politica indotta – va sottolineato – da una urgenza istituzionale. In fin dei conti, Lollobrigida non andava a pesca, a giocare a golf, a fare la spesa: niente di personale, insomma. Anzi, andava a Caivano per l’inaugurazione del Parco Urbano, un primo segnale della volontà di rinascita nel territorio occupato dalla camorra e teatro, la scorsa estate, delle orribili violenze ai danni di due cuginette di 10 e 12 anni.
Comportamento inopportuno del ministro, dunque, questo sì. Non tanto per ciò che ha fatto, ma per l’effetto che fa – si perdoni il bisticcio – ogni qualvolta lui faccia qualcosa. Sembra dimenticare, Lollobrigida, che egli non è soltanto un ministro. È anche, e agli occhi dell’opinione pubblica soprattutto, il cognato della Premier. I suoi afflati non vengono percepiti come soffi, ma diventano rumori assordanti alle orecchie dei cittadini, perché subito associati alla volontà di lei, la Premier, e in questa chiave facilmente utilizzati dagli avversari politici.
Sicché la questione è proprio qui: il ministro Lollobrigida dovrebbe forse educarsi ad apprezzare un tantino in più il pregio intrinseco del silenzio, o dell’inerzia, quando non sia indispensabile parlare o agire. Renderebbe un immenso servigio alla cognata Premier. E di certo anche a se stesso.

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