IL CORSIVO – I manganelli di Pisa e le risposte che servono

“L’autorevolezza delle forze dell’ordine non si misura con i manganelli, ma sulla capacità di assicurare sicurezza tutelando, al contempo, la libertà di manifestare pubblicamente opinioni”. E ancora: “…con i ragazzi, i manganelli esprimono un fallimento”.
A parte qualche isolato leghista o fratello d’Italia sordo ad ogni pulsazione della convivenza civile e democratica, chi potrebbe non essere d’accordo con le parole, chiare e durissime, con cui il Presidente della Repubblica ha voluto stigmatizzare il comportamento tenuto da una parte – riteniamo marginale – della Polizia di Stato nei confronti dei ragazzi che venerdì manifestavano a Pisa e a Firenze chiedendo il cessate il fuoco a Gaza?
Le immagini e le notizie diffuse dai media non lasciano margini al dubbio: le manganellate sulle braccia, la schiena, le gambe e perfino sulla testa di ragazzi inermi ci sono state e tanto più. Così come palpabile e documentata, senza se e senza ma, è apparsa la sproporzione tra cortei di certo concitati, ma comunque “disarmati” e pacifici, e le cariche impietose dei poliziotti, manco avessero di fronte un esercito di professionisti della violenza.
Il Presidente Mattarella ha fatto benissimo ad intervenire dicendo le cose che ha detto al ministro dell’Interno. E benissimo ha fatto anche il titolare del Viminale, Matteo Piantedosi, a dichiararsi perfettamente in linea con le parole del Capo dello Stato; e ad impegnarsi affinché vengano adeguatamente verificati gli “eccessi” degli agenti di Polizia. Su questo fronte c’è da attendersi che non finisca tutto nelle sabbie mobili – leggi pure “a tarallucci e vino” – di certe indagini ministeriali cui la storia patria ci ha abituati. Piantedosi è ministro capace e persona seria: siamo certi che al Presidente Mattarella non porterà chiacchiere e retorica ma fatti. E – perché no? – se necessario e giusto, anche la testa di qualche questore dal manganello facile.
Attenzione, però, a non essere “sproporzionati” nemmeno nelle reazioni sul campo squisitamente politico. È vero che i manganelli evocano storie, stili e simboli del Ventennio. Ma se ogni occasione diventa buona per inventarsi protagonisti d’una nuova Resistenza, oggi decisamente fuori dalla realtà politica e istituzionale, il meno che può capitare è distrarsi dai veri e troppi problemi economici e sociali che è necessario e urgente affrontare. È su questo terreno, a prescindere, che va incalzato il governo con spirito critico e costruttivo. Insistere con l’esercizio anacronistico dell’antifascismo equivale a fare un immenso e gratuito favore all’attuale inquilina di Palazzo Chigi.

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