Il male a fin di bene

La manipolazione della realtà: un tema sul quale da tempo mi soffermo a riflettere e che mi inquieta assai.

Un “uso e costume” sempre più in voga in ambito sociale e culturale, nel pubblico e nel privato, uno strumento di prevaricazione potente al servizio delle menti umane con conseguenze da non sottovalutare.

La manipolazione della realtà, a tutti i livelli, è un male che sta vincendo la partita della sopraffazione.
Nei luoghi di lavoro, nelle interazioni tra singoli o tra nuclei sociali, in ambito politico e istituzionale, nell’informazione, in geopolitica, la manipolazione della verità è una forma di abuso tossico: manipolando una persona o più persone nei pensieri, nelle azioni, nelle decisioni, nelle opinioni, nei ricordi, nella narrazione degli eventi, le si porta a mettere in dubbio la loro stessa percezione della realtà, a mettersi in discussione fino ad avere dubbi sulla capacità di distinguere il bene dal male, il giusto dall’ingiusto, il vero dal falso.
Peggio ancora, a non avere dubbi sulla credibilità della realtà distorta.

Che si tratti di manipolazione a livello più ristretto, come all’interno di una famiglia o di una relazione, o che si tratti di manipolazione su grandi gruppi sociali e masse, la manipolazione sottopone le vittime allo svilimento di uno dei valori, a mio avviso, più importanti, che l’essere umano possiede: l’Onestà Intellettuale.

Una persona, un popolo, un pubblico plagiato e deviato dal suo desiderio di verità e di onestà intellettuale, costituisce un fenomeno di abuso con conseguenze molto pericolose.
I manipolati spesso subiscono inconsciamente, incamerano un disagio e un senso di frustrazione che, giorno dopo giorno maturano, arrivando ad annullare l’ identità, le convinzioni, il ruolo sociale, il senso di appartenenza, l’autostima.

Quando la potente arma della manipolazione della verità comporta il ricorso alla disinformazione, allo scopo di confondere e dominare le masse attraverso la narrazione distorta, siamo di fronte ad un processo di confusione mentale e di controllo dal quale diventa difficile fare marcia indietro.
Nel concreto, una narrazione deviata può giustificare qualsiasi tipo azione, da una violenza del singolo, a una tensione, a una vera e propria guerra.

Il complicarsi dei meccanismi di dominio delle menti e delle vite altrui senza remore sta dilagando al punto che il disagio delle vittime si esprime sempre più frequentemente con senso di rassegnazione e di resa o, al contrario, di rivincita aggressiva.

A livello personale, nell’ambito dei rapporti umani, noto che la manipolazione può scattare come antidoto all’insoddisfazione, come forma patologica di corsa alla conquista di privilegi, vantaggi, autoaffermazione.

Nel micro e nel macro, il nodo delle azioni e dei comportamenti manipolatori si sta facendo sempre più sofisticato e intrecciato, l’abilità di chi distorce la realtà sta crescendo a livelli di “scuola di alta specializzazione”.
A questa stregua, la presa di coscienza e l’autodifesa diventano elementi indispensabili a salvaguardare il proprio senso critico,l’integrità, la lucidità.

Se non si fosse ancora capito, odio il termine “manipolazione” con tutta me stessa. E lo temo.
Tuttavia, non mi spaventa affatto dovermi difendere, dover lottare per il desiderio incondizionato di verità e di onestà intellettuale che annulla ogni forma di convenienza; non mi spaventa esprimere dissenso su ciò che non condivido, su ciò che mi viene imposto come verità, quando non lo è. Non mi spaventa nemmeno la solitudine come conseguenza al tutto.
Quello che mi spaventa è il Male.
Un concetto poco astratto e molto concreto, l’unica realtà che non potrà mai essere manipolata.
Perché fare il male a fin di bene non esiste.
Ricordiamocelo.

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