IL CORSIVO – L’Autonomia, il Referendum e Carlo Calenda
Il post su X (ieri) del leader di Azione, Carlo Calenda: “Il Referendum sull’Autonomia lanciato da Landini e entusiasticamente rilanciato da tutte le forze di opposizione tranne Azione è sbagliato per ragioni pragmatiche. Per raggiungere il quorum dovremmo portare a votare tredici milioni circa di italiani in più rispetto a quelli che hanno votato alle europee i partiti che lo propongono. Di fatto hanno scelto il campo più vantaggioso per la destra per combattere questa battaglia: i voti di destra si salderanno con l’astensione. E se, come gli stessi promotori giudicano probabile, il quorum non verrà raggiunto, Meloni potrà legittimamente sostenere che tutte le forze sindacali e politiche di opposizione unite sono minoranza nel Paese. Quando la politica diventa una rincorsa a chi la spara più grossa rischia davvero di finire male. Quando il referendum ci sarà voteremo per l’abolizione dell’Autonomia, ma riteniamo lo strumento sbagliato”.
Cosa dire? Con tutto il rispetto, non si capisce Calenda dove voglia parare. L’unica cosa chiara del suo pensiero rinunciatario quanto astruso è che, nella fattispecie, invece dell’Autonomia bisognerebbe cancellare direttamente dalla Costituzione l’istituto del referendum, visto che se lo fai – perdonate il bisticcio “calendiano” – è come se non lo facessi perché comunque non raggiungi il quorum. Mah!
Insomma, più che al ragionamento dell’unico vero Politico e vero Statista che l’Italia si ritrova – è questo che in fondo il leader di Azione pensa di sé – le parole di Calenda sembrano rinviare al canto di un Uccello del Malaugurio. Perciò, Raga, facciamo gli scongiuri in tutte le modalità che ciascuno gradisce e prepariamoci per una grande battaglia referendaria contro l’insulto, non solo ai meridionali ma a tutti gli italiani, della riforma-porcata scritta da Calderoli.
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