IL CORSIVO – Il M5S e la sfida di Conte
Novembre è il mese della commemorazione dei defunti. Per il M5S – almeno quest’anno – è anche il mese della speranza di resurrezione. Mira a questo obiettivo la Costituente voluta da Giuseppe Conte e programmata per il 24 e 25 prossimi.
Tra i temi sui quali è stata mobilitata la base del Movimento ci sono scelte radicali. Tra queste, la “liberazione” dalla figura ingombrante del Fondatore e Garante Grillo (sostanzialmente già fatto fuori con il “grillicidio” da 300 mila euro l’anno), l’ipotesi di andare oltre i “due mandati” delle cariche istituzionali, ma soprattutto la “sostanza politica” del nuovo percorso da seguire: stare dentro il campo largo e lasciarsi logorare dal Pd; oppure svincolarsi da questo abbraccio mortale e giocare una partita più radicale e populista, con l’ambizione di sorpassare il Partito Democratico per poi dettare le condizioni dell’alleanza e riconquistare Palazzo Chigi.
C’è un’altra fondamentale scelta che attende la Costituente: cambiare subito simbolo e nome al Movimento, come larga parte della base sembra proporre al fine di chiudere definitivamente con il passato; oppure far maturare al punto giusto i frutti del nuovo corso immaginato da Conte e poi presentarsi agli lettori in una cornice diversa.
Al riguardo, appare solido il ragionamento offerto dal politologo-sociologo Marco Revelli nell’intervista di ieri al Fatto Quotidiano. Ha detto: “Non porta granché fortuna cambiare i nomi alle formazioni politiche. E non mi sembra neanche possibile avere una grande utilità. Non credo che agli elettori, compresi quelli delusi, possa cambiare qualcosa. È giusto fare i conti con il proprio passato, ma sui temi. Ridurre i problemi a una questione nominalistica, come se un cambio di nome potesse mettere a posto le cose, sarebbe sbagliato. La sostanza politica sta da un’altra parte, la questione nominalistica finirebbe per togliere spazio ad altre, anche nel dibattito. Meglio togliere dal tavolo questo rischio”.
Cosa aggiungere alle cose sagge sintetizzate da Revelli? Nell’un caso e nell’altro, la sfida di Conte è molto ardua. Difficile prevedere come finirà. Per ora c’è una sola certezza: nello stagno della politica italiana, il M5S è attualmente l’unica formazione impegnata in un processo di analisi critica del proprio passato finalizzata a correggere errori e, per altro verso, a costruire qualcosa di attrattivo soprattutto per quel cinquanta per cento di elettorato che diserta le urne.
Il resto, decisamente, è noia.
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