Il Ddl per la semplificazione all’autorizzazione paesaggistica indebolisce la Soprintendenza e apre alle incursioni eoliche

Braccio di ferro tra tutela dei beni culturali e del paesaggio e avanzata delle multinazionali energetiche. Il Disegno di legge presentato al Senato rischia di abbattere l'ultimo argine per la difesa del territorio altirpino. Il segretario provinciale di Rifondazione Comunista Arturo Bonito lancia l'allarme: l'Irpinia non è una terra da colonizzare

“L’Irpinia non è una colonia da saccheggiare” tuona Arturo Bonito dalla segreteria provinciale di Rifondazione Comunista, che si scaglia contro il Ddl sulle semplificazioni alle autorizzazioni paesaggistiche presentato in Senato.

Limitare il ruolo delle Soprintendenze nell’iter delle autorizzazioni paesaggistiche è l’indirizzo politico contenuto nel Ddl presentato al Senato sulla revisione del codice dei beni culturali e del paesaggio. Una revisione tesa alla semplificazione che di fatto in alta Irpinia agevolerebbe le speculazioni delle rinnovabili, e cancellerebbe l’ultimo argine alle aggressioni delle multinazionali.

La semplificazione all’autorizzazione paesaggistica a cui tende il disegno di legge stride non solo con l’articolo 9 della Costituzione Italiana, ma anche con la recente sentenza del Consiglio di Stato, che ha stabilito che la tutela dell’ambiente e del paesaggio non può essere sacrificata in ragione della normativa di favore per le rinnovabili. Non solo.

L’alta Irpinia attende il pronunciamento della Regione sulle aree idonee e sul piano paesaggistico regionale, e l’introduzione della norma dell’approvazione automatica dei progetti in caso di silenzio-assenso di 45 giorni da parte della Soprintendenza esporrebbe il territorio a incursioni indiscriminate. Qui si chiede al contrario un maggiore peso e autorevolezza delle soprintendenze, che rappresentano l’ultimo argine alla cancellazione definitiva della storia millenaria di questo lembo di provincia.

Sul Ddl presentato intanto, arriva il pollice verso anche di Italia Nostra, che intravede danni irrimediabili e si appella al senso di responsabilità dei parlamentari per rigettare il disegno di legge 1372.

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